I bambini di oggi saranno i bulli di domani?

Il bullismo ha le sue radici nella prima infanzia, quando il bambino inizia ad apprende le regole, le norme morali, il modello di comportamento genitoriale; in questa fase i bambini osservano e prendono a esempio l’adulto.

e nostre condotte, la coerenza e la qualità del nostro comportamento condizioneranno quindi il loro.
Quali sono allora i modelli da evitare e le strategie educative a cui prestare attenzione?

Il bullismo è caratterizzato da scarsa empatia, ovvero da una incapacità a mettersi nei panni degli altri, a sentire ciò che sentono gli altri; questo consente di fare cose brutte a danno altrui senza preoccuparsene, minimizzando. L’empatia si impara, la insegnano i genitori che non giustificano sempre i propri figli, che gli insegnano a cambiare la prospettiva con cui osservano le cose, che li aiutano a chiedersi come potrebbero sentirsi al posto dell’altra persona.
Il bullismo è caratterizzato poi dall’uso della violenza. La violenza si impara osservando ad esempio un genitore che usa modi aggressivi di educare, come urlare per invitare alla calma, oppure picchiare per far rispettare una regola.
Il bullismo è caratterizzato infine da scarso senso di autoefficacia, ovvero l’idea che ciascuno ha di sé e della propria capacità di far fronte agli eventi. Il bullo ha in realtà bassa autostima e cerca di prevalere per dimostrare a sé e agli altri di essere capace. Utilizzare la comparazione eccessiva con gli altri o l’umiliazione per motivare un figlio (tizio ha preso più di te, guarda come è bravo tizio, tu non vali niente) non produrrà altro che il timore del giudizio altrui, portando ad evitare gli altri o ad aggredirli per non considerarli migliori di sé.

Cosa fare allora?

Valorizzare: nessuno è meglio di un altro, tutti abbiamo competenze e qualità apprezzabili; questo consentirà di sentirsi bene con se stessi senza bisogno di competere con gli altri.
Rinforzare positivamente: riconoscere ed enfatizzare i comportamenti positivi più che quelli negativi; questo consentirà di non far sentire “sbagliato” un figlio, ma anzi di farlo sentire valido e positivo.
Essere autorevoli: non deboli e non autoritari, utilizzando i NO, al fine di insegnare il senso del giusto, accompagnando i bambini a distinguere ciò che è bene e ciò che è male.
Parlare di emozioni: i bambini con la crescita, i modelli di riferimento e le esperienze imparano le emozioni, il loro significato e come modularle, gestirle. Aiutiamo allora i bambini a capire come si sentono in certe situazioni e a esprimerle in modo adeguato.
Empatizzare: i bambini hanno una iniziale prospettiva egocentrica e faticano a tenere conto dei bisogni ed opinioni altrui. I genitori hanno il compito di aiutarli a contemplare l’altro e a rispettarlo, trovando possibilmente una mediazione fra i propri bisogni e quelli altrui, provando le cose come le prova l’altro.
I litigi infatti non si risolvono invitando il proprio figlio ad allontanarsi o a non giocare più con gli altri, perché in questo modo i bambini avranno paura del conflitto e delle emozioni negative che ne ricaveranno.

Sentendosi validi, comprendendo e rispettando gli altri, avendo una buona competenza morale ed emotiva è meno probabile arrivare a ferire o aggredire intenzionalmente qualcuno.
Una gestione positiva delle relazioni è possibile. Il bullismo si può prevenire!

 

Dott.ssa Nicoletta Iurilli
Psicologa Psicoterapeuta

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