Adolescenti con i coltelli: è allarme

Tratto da IlMessaggero

 

ROMA E’ il nuovo “bullo” metropolitano: adolescente e con il coltello in tasca. Ne hanno di tutti i tipi, di coltelli: da quelli a serramanico fino ai pugnali veri e propri. «E’ il nostro scudo contro il mondo», affermano i giovanissimi, e aggiungono: «Per noi è normale averlo addosso, per difenderci o semplicemente per mostrarlo».
L’armaiolo dice: «Sono numerosi i minorenni che chiedono di comprarli». D’altronde è facilissimo acquistare un coltello a serramanico: se ne vendono collezioni addirittura in edicola, a 9 euro. E l’allarme sociale va di pari passo con questa nuova “moda”: da Napoli a Roma crescono infatti i casi di aggressioni da parte di baby gang armate.

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Contrasto alla devianza e alla delinquenza giovanile

Negli ultimi venti anni la devianza minorile in Italia ha subito profonde trasformazioni. Sotto il profilo quantitativo, infatti, il numero dei ragazzi denunciati penalmente è più che raddoppiato, anche se negli ultimi dieci anni è iniziata la parabola discendente nella stima del fenomeno, sotto il profilo qualitativo, alla difficile condizione di vita che nel Meridione vivono i cosiddetti "ragazzi della mafia" (cioè i minorenni coinvolti in attività di criminalità organizzata o che comunque ne hanno subito la subcultura) si contrappone nelle regioni centro-settentrionali la consistente e talora massiccia presenza di ragazzi stranieri, che commettono reati. A questa non facile situazione si è venuta di recente aggiungendo quella costituita dall’emergere di una devianza nuova con manifestazioni inedite, che vanno dal bullismo nelle scuole ad altre di una violenza tanto esasperata quanto immotivata. Essa presenta caratteristiche peculiari sue proprie, differenti da quella prospettata in precedenza perciò per distinguerla da quella tradizionale e quantitativamente molto più rilevante, essa viene correntemente definita con termini non tecnici quali il “malessere del benessere” ovvero il “teppismo per noia”. Si pongono quindi problemi nuovi e complessi per la giustizia italiana, abituata in passato a gestire una devianza minorile di carattere prevalentemente bagatellare.
Il primo punto da cui partire è la realizzazione in ogni regione di un’adeguata conoscenza della devianza e della criminalità minorile, del suo sfruttamento da parte della criminalità adulta e della costante evoluzione ditali fenomeni. In secondo luogo bisogna rivedere la prospettiva degli interventi da svolgere, tenendo conto dell’accentuarsi della crisi della famiglia e del fatto che il fenomeno della devianza sì sta estendendo, tanto da non essere più solo “minorile”, ma ampliandosi all’intera famiglia e divenendo perciò “devianza familiare”, come confermano i recenti gravi fatti di sangue endofamiliari, gli abusi sessuali ed i maltrattamenti in famiglia, le protratte istituzionalizzazioni, rivedere il diritto penale familiare superando la sua separatezza dalla tematica complessiva del diritto familiare e minorile e realizzando anche in questa materia l’indispensabile specializzazione. Occorre anche che gli interventi di recupero da svolgere non siano mirati solo ai minorenni, ma si estendano anche ai genitori, responsabilizzandoli, sul modello di quanto avviene in tema di messa alla prova.
E’ necessario sostenere la ricerca di strumenti alternativi a quello giudiziario per la risoluzione dei conflitti; infatti la mediazione nelle sue più diverse modalità di realizzazione (familiare, scolastica, sociale, ecc) ed in particolare la mediazione penale accompagnata dalla riparazione sta acquistando sempre più un ruolo significativo. Gli interventi sul territorio devono quindi sostenere la famiglia nel suo compito genitoriale, potenziare i servizi per le famiglie e i minori in difficoltà, attivare collaborazioni educative tra realtà scolastiche ed extrascolastiche al fine di prevenire il disagio adolescenziale e l’abbandono del sistema formativo, attivare nuove strategie formative nei confronti degli adolescenti problematici che abbandonano i percorsi previsti dall’obbligo formativo, ed infine, sostenere le libere aggregazioni giovanili nella creazione di opportunità positive nel tempo libero.

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