Adolescenti, internet e ritiro sociale: nuovi rischi di esordio psichiatrico

È in crescita il numero di adolescenti in completo ritiro sociale, capaci di trascorrere la quasi totalità del tempo nella propria camera, con scarsi o totalmente assenti contatti con persone e contesti reali.

Si tratta di giovani immersi in comunicazioni e scambi virtuali, grandi utilizzatori di computer, cellulari, social.

Se da un lato in adolescenza è comune osservare dei momenti di ritiro, dall’altro questo ritiro diventa preoccupante se impatta con la qualità di vita, l’integrazione sociale e più in generale con i compiti di sviluppo a cui un giovane è chiamato.

Si tratta sempre più di un ritiro sociale estremo, totalizzante, che porta il soggetto a disinteressarsi completamente del reale, di sé e degli altri, con conseguente scarsa igiene personale, scarse o assenti relazioni reali, scarso movimento fisico e una evidente compromissione del benessere psico-fisico.

Il giovane non ha consapevolezza del rischio nel quale è inserito, sentendosi rinforzato dai contatti ed i rimandi positivi del virtuale, mondo completamente disinteressato agli aspetti concreti dell’individuo, tutto incentrato sulla esaltazione e proiezioni degli aspetti idealizzati di sé e degli altri. Un’area di conforto per chi ha basso senso di autoefficacia, scarsa autostima e una idea di sé prevalentemente negativa. Difficile quindi rinunciare a questa area di confort, seppure disfunzionale e disadattava.

Giovani che spesso rinunciano ai percorsi scolastici e formativi, inattivi a livello lavorativo, spesso con inversione del ciclo sonno–veglia, attivi in fase notturna e spenti durante il giorno, quando il reale invece vive.

Un disagio psico-sociale che spesso è alla base di un esordio di tipo psichiatrico, sfociando in depressione, fobia sociale, ansia, personalità schizoide o evitante.

Sono numerosissimi i casi in Italia e non solo. In Giappone hanno coniato un termine per indicare tale fenomeno “Hikikomori” che significa “stare in dispare”; usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento.

La scarsa consapevolezza rende difficile l’intervento di aiuto per i genitori e per gli specialisti. Talvolta l’intervento risulta tardivo, con ormai grande compromissione del funzionamento sociale.

Molti professionisti della salute mentale sono impegnati nella prevenzione e nel trattamento di tale disturbo che richiede un intervento congiunto di vari figure professionali (psichiatra, psicologo, educatore, infermiere) e della famiglia.

Si invitano i genitori, che espongono già da piccolissimi i bambini all’uso di questi strumenti, a monitorare e ridurre il consumo, chiamando il bambino ad interagire ed integrarsi con i pari in contesti funzionali, reali.

Un’ottica preventiva, al fine di non insegnare ai propri figli l’uso consolatorio e riempitivo di tali strumenti, al fine di accompagnarli verso un buon sviluppo emotivo e morale, che gli consenta di stare con gli altri, senza temere la relazione, senza preoccuparsi del rifiuto, alleati a tollerare frustrazioni. Figli capaci di valorizzare se stessi sul piano di realtà, consapevoli dei propri limiti e dei propri punti di forza.

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