Agenzie educative e bullismo – ruolo della scuola


Ruolo delle agenzie educative

Bullismo e vittimizzazione non sono fenomeni collegati soltanto a specifiche caratteristiche individuali, ma rappresentano anche un sistema di relazioni che amplificano determinate propensioni personali.
In questo campo un ruolo sostanziale viene dunque giocato da insegnanti e genitori, al fine di promuovere armoniose relazioni sociali nei gruppi dentro la scuola.
Famiglia e scuola ricoprono quindi il ruolo centrale di agenzie di socializzazione e perciò anche di mediazione fra bisogni, problemi, risorse e rischi in età evolutiva.


Ruolo della scuola

I docenti non sono quasi mai presi come interlocutori attivi con cui confrontarsi e dialogare: spesso non sanno, non si accorgono e, anche quando sono a conoscenza della situazione, talvolta non intervengono per impedirla.
Questo atteggiamento può far insorgere nella vittima la percezione di essere coinvolta in qualcosa di cui "forse è meglio non parlare", in un problema personale. E così, spesso, per vergogna o per paura di aggravare la propria già delicata situazione, preferisce tacere non solo a scuola, ma anche a casa, convinta dell’inutilità di raccontare la propria vicenda.

La scuola è proprio una delle agenzie che più possono collaborare alla prevenzione del disagio psichico e alla salute mentale, realizzando una funzione educativa che contribuisce quindi alla prevenzione primaria; contribuisce inoltre alla prevenzione secondaria, in quanto può svolgere azioni vicarianti o correttive di carenze ed errori pedagogici familiari (Bonansea, 1986)

Disadattamento e scuola

Il disadattamento può essere considerato come il risultato della mancanza, o del progressivo venir meno della scuola, a promuovere la maturazione personale di ciascun alunno; l’alunno tende a progettarsi, e si realizza solo quando le persone con cui avviene una relazione  lo aiutano a mutare e a percepire il proprio vissuto e la realtà scolastica, senza eccessivi contrasti.
La scuola dovrebbe presentarsi come un fattore primario intenzionalmente finalizzato alla educazione degli alunni in difficoltà,attraverso una concreta e armonica programmazione della attività didattica.
Ciò significa porsi in relazione con il disadattato senza consce o inconsce previsioni del suo fallimento .
L’alunno in difficoltà percepisce e vive la dicotomia tra vita e scuola soprattutto nell’impossibilità a rispondere alle nuove richieste e nella percezione frustrante della vita scolastica.
La sollecitazione all’ impegno e all’interesse in un clima di pedagogia  relazionale è il fattore fondamentale per tendere ad una educazione tesa ad eliminare il concetto di disadattamento scolastico .

A scuola

Le pause a scuola sono spesso i momenti di maggior rischio e di grande ansia per molti bambini; il momento in cui è più probabile che si verifichino incidenti sono il tragitto da e verso la scuola; anche questo può essere occasione di grande stress, specie se non vi è alcun controllo da parte degli adulti.
Il bullismo si verifica in genere all’interno della classe o tra studenti del medesimo anno scolastico

La struttura del cortile, il tipo di attività di gioco, il comportamento del gruppo degli astanti, il comportamento degli adulti sono fattori che contribuiscono in modo determinante alla manifestazione e alla gravità del fenomeno della violenza tra coetanei durante la ricreazione.
 
Le scuole che presentano procedure sistematiche di disciplina riducono il rischio di condotte aggressive.

Le scuole caratterizzate da ruoli inconsistenti o arbitrari, da bassa aspettativa delle prestazioni scolastiche, e da disattenzione nei confronti del bullismo tendono ad incoraggiare la violenza, con alti livelli di fallimenti scolastici e comportamento antisociale.

Maggiore è il numero degli insegnanti impegnati nell’opera di supervisione, minore è il livello delle suddette problematiche.

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