Ansia da esami?

Affrontare un’interrogazione, una verifica o un esame genera frequentemente agitazione e preoccupazione.

Le persone tendono infatti a temere un eventuale esito negativo e si procurano ansia anticipatoria, già durante lo studio, e ansia durante la prova.

L’ansia per gli esami dipenderebbe dal fatto di preoccuparsi per le conseguenze di un insuccesso e l’emotività, ovvero lo stato di tensione emotiva ed organica legato all’ansia (palpitazioni, sudorazione …).  La preoccupazione però gioca un ruolo negativo sul rendimento, diminuendo la qualità della performance.

Uno stato di attivazione emotiva controllata e ragionevole, invece, può aiutare il soggetto a focalizzarsi sull’importanza del compito e a ottimizzare la performance, dando carica.

L’ansia incide quindi sull’insuccesso scolastico poiché costringe il soggetto a suddividere pensieri, attenzione e risorse fra il compito e l’agitazione stessa. L’insicurezza e l’agitazione distraggono il soggetto, facendolo lavorare peggio.

L’attenzione invece che sul compito, è focalizzata su se stessi, trascurando o interpretando male le consegne e le richieste, con conseguenti deficit dell’attenzione e di elaborazione dell’informazione.

Tutti abbiamo fatto l’esperienza di situazioni stressanti o di compiti che ci hanno messo alla prova; tuttavia è bene non sottovalutare le conseguenze dell’ansia da esami.

Non è raro leggere di ragazzi che si sono allontanati da casa per evitare una verifica, di ragazzi che si sono fatti del male a seguito di ripetuti insuccessi, di giovani adulti che fingono di dare esami all’università, che attentano alla propria vita per non essere beccati, per non deludere gli altri, dopo aver deluso già se stessi.

L’ansia può essere gestita e la scuola vissuta senza preoccupazione, ma solo con una ragionevole attivazione emotiva, che denota semplicemente interesse per ciò che si fa e per la volontà di farlo bene.

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