Il fenomeno emergente del bullismo, rivela nuove situazioni di grave disagio nel mondo preadolescenziale; aggressioni fisiche, offese e soprusi, piccole e grandi prepotenze che col crescere dell’età diventano condizionamenti psicologici più sottili. Lo schema è sempre lo stesso e si consuma tra la vittima ed un carnefice protetto da un gruppo di coetanei consenzienti. Il fenomeno, è sostenuto dal silenzio delle stesse vittime: i bambini che subiscono hanno difficoltà a raccontare l’abuso ed insegnanti e genitori rimangono spesso ignari della realtà. Condizione questa che probabilmente determina in Italia una registrazione minore di casi rispetto ad altri paesi. Il rischio è che i protagonisti, bulli e vittime, restino fissati nei ruoli che hanno assunto nella preadolescenza, ovvero che i primi diventino adulti antisociali, i secondi portati alla passività, alla depressione e al disimpegno sociale. Cambiano i volti e le manifestazioni della devianza, che ora coinvolge anche bambine e che non risparmia il “ceto-medio”, segno questo di un “malessere del benessere” che stravolge il modello tradizionale secondo cui il ragazzo che delinque si trova solo “nei quartieri a rischio, ha una bassa scolarizzazione e una famiglia disgregata”. Il rapporto tra svantaggio socioeconomico e atteggiamento irregolare non è più la regola e sembrano che i giovani recepiscano e portino alle estreme conseguenze i codici di comportamento sottesi alla nostra vita sociale, con la radicalità tipicamente giovanile. In altre parole giovani egoisti, incuranti degli altri ed intolleranti eredi di atteggiamenti adulti non tanto dissimili. Ma se il fenomeno non dipende più tanto dallo svantaggio socio-economico, è invece possibile individuare in “un clima familiare”caratterizzato da mancanza di coesione del gruppo familiare, di una chiara differenziazione dei ruoli e di valori trasmessi dai genitori,che determinano le strategie in cui i bambini affrontano al vita di tutti i giorni, un fattore di rischio. Secondo il terzo rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza, curato dall’Eurispes e da Telefono Azzurro, il bullismo è sempre più frequente. “A causa di un’errata percezione di sé, del rifiuto delle regole e della mancanza di autocontrollo, unitamente ai modelli familiari, agli stereotipi imposti dai media, a una scarsa attenzione da parte della scuola verso le dinamiche relazionali, alcuni minori di età compresa tra i 7-8 anni e i 14-16 anni manifestano la loro aggressività, verbale o fisica, verso coetanei più deboli”. In base alle cifre disponibili sarebbero circa 370 mila i minorenni italiani in condizioni di disagio, ovvero impossibilitati a vivere un’esistenza normale simile a quella dei loro coetanei. Una fetta consistente del disagio giovanile è rappresentata dai giovani che delinquono e che vengono denunciati all’autorità giudiziaria, in leggera flessione rispetto al 2000; invece sono in crescita, anche se non vi è traccia nelle statistiche ufficiali, i minori che si rendono protagonisti di episodi di bullismo e di vandalismo, soprattutto all’interno delle scuole, anche se i dati relativi all’Italia sono comunque più confortanti rispetto a quelli di altri paesi europei; infatti, nel Regno Unito, i minori sono il 23,9% del totale dei denunciati, in Francia il 21%, in Germania il 12,9%; ed è proprio nei primi due paesi che l’età della responsabilità penale è stata abbassata a 10 anni. La delinquenza minorile costituisce dunque uno dei settori di interesse prioritario della politica dell’Unione Europea ed i dati relativi ai principali Paesi membri ci rivelano una situazione molto disomogenea, per cui si va da situazioni come quelle della Francia e del Regno Unito in cui i minori denunciati superano il 20% del totale dei denunciati, a realtà come quelle della Spagna e del nostro Paese dove la presenza dei giovanissimi sulla scena del crimine sembra essere assolutamente marginale (rispettivamente il 5,4% del totale in Spagna ed il 2,6% in Italia). La definizione di minore, e di minore perseguibile per legge, varia notevolmente da Paese a Paese, inoltre, non in tutti vi è la stessa propensione alla denuncia, così come differente appare la stessa definizione dei reati. In Itali, minori di 14 anni che commettono un reato non possono essere sottoposti ad un processo penale, in termini giuridici si dice che non sono “imputabili”. Possono comunque essere applicate nei loro confronti, una volta accertata la loro pericolosità sociale, la misura di sicurezza del riformatorio giudiziario o della libertà vigilata (rimane in famiglia, ma sotto la sorveglianza dei servizi sociali). I maggiori di 14 anni sono imputabili se sono in grado di intendere e di volere. Se riconosciuti colpevoli la pena è comunque diminuita rispetto ad un adulto. Se il reato commesso è lieve (pena non superiore a due anni di reclusione), il giudice può applicare il perdono giudiziale (cioè si astiene di condannarlo quando presume che non compirà altri reati).
Età minima della responsabilità penale in Europa e nei Paesi candidati
Paese Età della responsabilità penale Età di ingresso nelle strutture
di detenzione degli adulti
Austria 14 19
Belgio 16/18 16/18
Repubblica Ceca 15 18
Cipro 10/12 n.d.
Danimarca 15
15/18/21
Estonia 13/15 18
Finlandia 15 15/18
Francia 10 13
Germania 14 18/21
Grecia 13 18/21
Ungheria 14 18
Irlanda 7/15 18
Italia 14 18
Lettonia 14/16 14/16
Lituania 14/16 14/16
Malta 9-12/12-16/16-18
Norvegia 15 18
Paesi Bassi 12 16/18/21
Polonia 13 15/17/18
Regno Unito 10/17 n.d.
Romania 14/16 n.d.
Russia 14/16 14/16
Slovacchia 15 18
Slovenia 14 n.d.
Spagna 14/16 18/21
Svezia 15 15/18/21
Svizzera 7/15
15/18
Turchia 11 15
Fonte: Dünkel. F./Kalmthout A./Schüler. H. Entwicklungstendenzen und Reformstrategien im Jugendstafrecht im europaischen Vergleich. Mönchengladbach, 1997; Unicef (2000), “Young People in Changing Societies”. Regional Monitoring Reports, n. 7 Florence: Unicef Innocenti Research Centre. p.86, Censis.
Nel contesto internazionale il nostro Paese presenta tassi di criminalità minorile decisamente inferiori alla media europea; questo dato è reso ancora più confortante dall’analisi dell’andamento della criminalità minorile negli ultimi dieci anni, in cui si è passati dai 24.817 minori denunciati nel 1990 ai 17.076 del 2001 con un calo del 31,2% (tab. 5).
La criminalità minorile in Italia, anni 1990-2001 (v.a. e variazione %)
Minori denunciati dalle Forze dell’ordine all’Autorità giudiziaria
1990 1995 2001 Var. % 1990-2001
Omicidi dolosi 24 17 18 -25,0
Rapine 517 534 780 50,9
Furti 11.561 10.015 6.519 -43,6
Produzione, commercio ecc. di stupefacenti
1.167 1.460 1.347 15,4
Totale minori denunciati
24.817 23.367 17.076 -31,2
Fonte: elaborazione Censis su dati Istat
È innegabile, quindi, la presenza di un malessere diffuso, che sfocia non solo in atti delittuosi ma anche in episodi “minori” di teppismo o di bullismo che hanno come teatro principalmente le scuole, o in forme autolesioniste, come i suicidi e i tentativi di suicidio (nel 2000 si sono verificati 34 suicidi e 110 tentativi).