Bullismo o microcriminalità?

Gli atti di bullismo sono sempre più frequenti

La diversità è ancora considerata da molti un aspetto negativo e “stonato” che non si uniforma ai target di una società nella quale l’apparenza, la forza e l’esteriorità sono fondamentali per affermarsi.

Come sappiamo il bullismo è definito un insieme di atti ripetuti nel tempo a danno di persone deboli. Quando però il bullismo supera certi livelli ci chiediamo se questi comportamenti possono essere ascritti ad azioni criminali vere e proprie.

È certo comunque che gli atteggiamenti di bullismo possono diventare l’anticamera di una violenza più incisiva e devastante. La violenza non può che generare violenza e i ragazzi prevaricatori hanno sicuramente imparato in famiglia che esiste un unico modo per imporsi e che la forza fisica e verbale sono le armi giuste per incutere rispetto e obbedienza.

Il bullismo spesso non si manifesta apertamente, e il suo perpetrarsi può essere taciuto e accettato nel tempo perché vittime e carnefici stabiliscono, senza saperlo, un legame di dipendenza, al quale fanno da corollario quelli che assistono nell’indifferenza.

È sicuramente utile rilevare in tempo i fenomeni di bullismo osservando soprattutto a scuola comportamenti di isolamento dal gruppo classe che possono essere  sintomi di timidezza e introversione ma anche di paura di relazionarsi con alcuni compagni.

Se il bullismo può essere considerato un insieme di comportamenti atti a danneggiare fisicamente e psicologicamente le persone più deboli, nella microcriminalità i reati nei confronti delle vittime diventano più gravi perché si configurano concretamente sotto l’aspetto penale e legale.

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