Contro il bullismo a lezioni di «ninjitsu»

Ha scritto alla nostra redazione un genitore, chiedendo una opinione in merito alla iniziativa originale di introdurre lezioni di «ninjitsu» contro il fenomeno del bullismo.

Il «progetto educativo preventivo» è stato presentato dall’assessore all’istruzione ai dirigenti degli istituti comprensivi Riva 1 e Riva 2 di Riva del Garda e si avvale della collaborazione di un esperto proveniente da Bologna.

Contro il bullismo a lezioni di «ninjitsu»; è questa la proposta del Comune per le scuole e si tratterebbe di un progetto didattico preventivo.

L’obiettivo è quello di partire già da gennaio-febbraio 2011,la frequentazione sarà libera, le lezioni (rivolte a bambini in una fascia d’età compresa tra i 10 e i 14 anni e alle quali potranno ovviamente assistere genitori e insegnanti) dovrebbero svolgersi o il venerdì pomeriggio o il sabato mattina, è previsto il pagamento di una quota di circa 30 euro che contempla anche la dotazione di una divisa per svolgere l’attività in palestra.

La prospettiva di insegnare un’arte marziale ai bambini per difendersi dai loro coetanei che fanno i bulletti ha creato
qualche perplessità da parte di alcuni genitori.

Gli ideatori precisano che "non si tratta di insegnare ai bambini un’arte marziale o sostituirsi alle scuole di questa disciplina che già esistono bensì di una scuola di autocontrollo e di non violenza… una scuola di autocontrollo, di psico-motricità.
Una proposta che insegna a rivalutare il proprio corpo, ad acquisire un comportamento corretto, a valorizzare le proprie attitudini personali. È un percorso di autoconoscenza, per riconoscere e imparare a gestire le pulsioni violente che sono insite in tutti noi. In pratica non si insegna a colpire ma ad eludere il proprio avversario".

Desidero intervenire e fornire l’opinione richiestami, partendo da alcune informazioni ormai note riguradanti il bullismo.

In primo luogo è noto che fra vittima e agressore vi sia una disparità in termini di forza psico-fisica; per tale ragione, rinforzare a livello psico-fisico le potenziali vittime, è un importante fattore preventivo.
Infatti, gli aggressori attaccano solo dove sanno di poter vincere facile, di poter abusare rimanendo in un personale margine di sicurezza e superiorità.
Fornire degli strumenti di difesa, delle tecniche di controllo può quindi essere importante per la vittima che impara ad avere fiducia in se stessa, ad ascoltare il proprio corpo, a credere nelle proprie capacità, e nell’aggressore che può trovare meno prede facili e contestualmente imparare a modulare la propria aggressività, mediante una espressione adeguata della stessa.

In secondo luogo, può diventare un contesto di aggregazione, un nuovo spendibile ambito di socializzazione di cui le potenziali vittime potrebbero godere, essendo noto che tendano all’esclusione, all’emarginazione, e che abbiano uno scarso bagaglio di comptenetze relazionali.
Lo stesso vale per gli aggressori, anche loro primitivi in ambito relazionale, emotivo, cooperativo.

Infine mi sembra che lo sport in generale possa aiutare a sviluppare in modo sano una adeguata autoefficacia, che è alla base di scelte efficaci, della motivazione, del successo formativo e che costituisce un irrinunciabile fattore di protezione.

Per questi motivi trovo interessante la proposta, e potrebbe diventare un progetto sperimentale di tutto rilievo.

Ringrazio questo genitore per la segnalazione di questo progetto, e per aver sollevato importanti questioni educative.

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