L’incertezza economica e sociale ormai in atto da diversi anni ha visto crescere in modo esponenziale il numero di persone a rischio di povertà e di emarginazione.
Sono oltre 18 milioni le persone che non riescono ad alimentarsi tutti i giorni ne’ ad avere un lavoro regolare a causa della crisi che dal 2007 ha contribuito ad aumentare il numero dei “nuovi poveri”.
L’instabilità economica ha prodotto un aumento dei reati che sono cresciuti dell’8,7% ( reati contro il patrimonio, furti, truffe e frodi informatiche).
Ma la crisi ha anche impoverito i rapporti sociali creando diffidenza, aggressività ( violenze personali, percosse, lesioni).
I dati della disoccupazione giovanile rappresentano un segnale allarmante considerando che in pochi anni sono circa 3,6 milioni i giovani che non studiano, non lavorano ne’ svolgono attività di formazione.
C’è tuttavia, in questo clima di precarietà e incertezza, il desiderio di guardare avanti e sperare in un futuro diverso e migliore.
Il termine “crisi” significa anche trasformazione, passaggio; ci sono segnali che possono diventare la leva del cambiamento e dell’innovazione per ricomporre il tessuto sociale, restituendo a tutti il senso della legalità e dei diritti.
Investire sui giovani significa puntare sull’educazione e la formazione ma anche far si’ che le parole dei nostri politici diventino operative, comprensibili e credibili sul piano concreto e progettuale.