Dopo il lutto, la speranza

Elaborare il lutto, sostenere il dolore per la perdita è un processo complesso ed articolato.

Inizialmente si osserva un momento di incredulità, di shock. Alla notizia della morte, soprattutto se inattesa o avvenuta in circostanze tragiche, è comune dire: “no, non può essere vero”, “non posso crederci”, “ti prego no”, manifestazioni di questa iniziale incredulità e di una successiva fase di aperta negazione.
Negare un evento drammatico è un illusorio e momentaneo meccanismo con cui la mente cerca di non credere, di rifiutare l’evento. Il fallimento di questo meccanismo fa insorgere rabbia; le persone in questa fase pronunciano frasi tipo: “non è giusto!”, “perché a me?”, “destino infame”.

Le persone tentano di trovare risposte e significati ad un evento difficilmente spiegabile. Si comprende la vita, ma non si comprende il senso della morte.
Segue una fase depressiva, caratterizzata da tristezza e senso di vuoto. La persona si arrende, si rassegna alla morte. Un lutto non risolto termina qui; il soggetto rimane fermo e schiacciato in questa rassegnazione, si spegne passivamente.
Un lutto ben elaborato termina in una nuova e più funzionale fase della accettazione.
Il soggetto sa che la morte è un evento non modificabile ma cerca di investire su ciò che resta, sul riprendere in mano il proprio presente e sulla costruzione di un futuro speranzoso.
La vita prosegue, nonostante tutto.
I ricordi piacevoli consolano, gli affetti ancora presenti compensano.
Per dirla in modo semplice, finché c’è vita, c’è speranza”

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