Genitori: schiavi o tiranni?

La genitorialità è in crisi profonda. Sappiamo come non si nasca genitori ma lo si diventi, con il buon senso, l’esperienza e soprattutto l’amore per i propri figli.

Purtroppo, molte e forse troppe, sono le notizie che ci rivelano aspetti critici delle relazioni genitoriali. Ci sono genitori che proiettano sui figli le proprie aspettative e vorrebbero plasmare la loro personalità fin da piccoli e farli diventare un’ immagine ideale di quello che loro stessi avrebbero voluto essere.

Spesso ci sono  genitori che concedono tutto e di più per una sorta di compensazione emotiva che li fa stare in pace con se stessi. È più difficile vietare che concedere e il tempo del dialogo sembra ormai dimenticato o ignorato.

I bambini ai quali tutto è consentito crescono alimentando il proprio narcisismo, si sentono sempre al centro dell’attenzione e “usano” i genitori per esaudire tutti i loro capricci. I genitori diventano così totalmente dipendenti in un rapporto di lassismo educativo che potrà soltanto sviluppare aggressività, prepotenza, egoismo. Purtroppo esistono anche genitori tiranni che riversano sui figli le proprie insicurezze, fragilità, instabilità emotive.

I casi di cronaca ci mostrano sempre più di frequente l’abuso fisico e psicologico che uno o entrambi i genitori esercitano verso i piccoli. Spesso la violenza assistita entro le mura domestiche non ha voce perché i bambini che la subiscono non sono in grado di comunicarla agli altri e di farsi aiutare. Gli estremi comportamentali che ho accennato rappresentano carenze educative e formative molto importanti.

La genitorialità consapevole è alla base di relazioni affettive equilibrate, quelle relazioni che oggi sono sempre più ambivalenti e asimmetriche. Diventare genitori e’ un percorso di crescita dove non è tutto scontato e facile, gli errori possono essere un’occasione per valutare l’esito delle proprie scelte ,in ogni caso considerare che i figli hanno bisogno di modelli di riferimento stabili affinché la dimensione affettiva diventi un terreno di accoglienza e protezione e non di negazione e rifiuto.

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