Ad uso e consumo la televisione ci offre ogni anno lo spettacolo del Grande Fratello.
L’occhio indiscreto delle telecamere cattura e amplifica le “naturali” attitudini dei partecipanti: esternazioni e imprecazioni, discussioni e aggressività a buon mercato.
E ogni anno lo scenario diventa più greve è inutile nella sua totale mancanza di stimoli positivi per il pubblico giovane, abituato ormai da tempo ad assorbire modelli e copioni da riprodurre inconsapevolmente nella vita reale.
Si parla spesso e forse troppo della preoccupante mancanza di valori dei giovani, della loro superficialità e aggressività senza ragione, notizie che fanno scalpore ma che subito vengono messe da parte perché dopo le parole mancano i fatti.
La presa di coscienza delle problematiche giovanili non basta a guarire le ferite che gli stessi adulti hanno indirettamente provocato e alimentato nel corso degli anni che ci hanno visti partecipi dell’evoluzione dei canali di comunicazione multimediali.
La comunicazione si è impoverita, il linguaggio è contaminato oltre misura da un eccessivo uso di improperi e parolacce che viaggiano liberamente e quotidianamente sul piccolo e grande schermo.
La generazione alla quale gli adulti si apprestano a lasciare il futuro non è una vera comunità perché l’individualismo e il narcisismo rappresentano le caratteristiche emergenti dei giovani d’oggi.
Gli adulti che usano i divieti non si accorgono di concedere sotto banco ciò che loro stessi negano e ritengono dannoso per una crescita psicologica equilibrata.
Se non si riescono ad arginare e a dirottare verso altre mete gli insegnamenti più o meno manifesti della televisione il rischio è molto alto, assisteremo forse alla formazione di cloni, figli innocenti e vittime di un grande ma inesistente fratello.