I figli del “Grande fratello”

Ad uso e consumo la televisione ci offre ogni anno lo spettacolo del Grande fratello.

L’occhio indiscreto (!?) della telecamera cattura e amplifica le “innaturali” attitudini dei partecipanti: esternazioni e imprecazioni, discussioni e aggressività a buon mercato.
E ogni anno lo scenario si fa più greve e inutile nella sua totale mancanza di stimoli positivi per il pubblico giovane, abituato ad assorbire modelli e copioni da riprodurre inconsapevolmente nella vita reale.

Si parla spesso e forse troppo della preoccupante mancanza di valori dei giovani, della loro superficialità e aggressività senza ragione.
Notizie che fanno scalpore ma che subito vengono messe nel dimenticatoio perché dopo le parole mancano i fatti.

La presa di coscienza delle problematiche giovanili non basta a guarire le “ferite” che gli adulti hanno indirettamente provocato e alimentato negli anni che ci hanno visto partecipi dell’evoluzione della società multimediale.

La comunicazione si è impoverita, il linguaggio è contaminato oltre misura da un uso eccessivo di improperi e parolacce che viaggiano liberamente e quotidianamente sul piccolo e grande schermo.

La generazione a cui gli adulti si apprestano a lasciare il futuro non è una comunità vera perché l’individualismo rappresenta una caratteristica quasi generale dei giovani di oggi. Gli adulti che usano i divieti non si accorgono di concedere sotto banco ciò che loro stessi negano e ritengono dannoso per la equilibrata crescita psicologica degli adolescenti.

Se non si riescono  ad arginare o a dirottare verso altre mète gli insegnamenti più o meno manifesti della televisione il rischio è molto alto, assisteremo forse alla formazione di cloni, figli innocenti di un “grande” ma inesistente “fratello”.

 

 

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