I nostri limiti interni

Ci si propone di essere felici, di raggiungere un obiettivo, di prefissarsi uno stato di bene-essere, eppure, qualcosa ci ostacola.

«In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile» (Mt 17,20).

Con questa affermazione, di evangelica memoria, si afferma un principio psicoterapeutico sulle nostre credenze interne che condizionano la nostra vita. Più di quanto possiamo pensare la nostra vita scorre alimentata da una realtà interna di cui non sempre ne siamo consapevoli. S. Freud, (1856 – 1939) neurologo e ideatore della psicoanalisi ha, magistralmente, indicato nel termine inconscio il movente principale dell’agire umano che condiziona i pensieri, le emozioni,  e i comportamenti, di cui il soggetto è ignaro (Henri Ellenberger, La Scoperta dell’Inconscio (1976), 2 voll., Bollati Boringhieri, Torino 2003).

Ci si propone di essere felici, di raggiungere un obiettivo, di prefissarsi uno stato di bene-essere, eppure, qualcosa ci ostacola. La nostra salute, la nostra condizione di vita appare limitata da irrazionali situazioni.

Seppure, coscientemente, definiamo irrazionali le cose che ci accadono, ad un livello profondo, quasi inspiegabile della vita interiore, però, c’è una coerenza con convinzioni e credenze limitanti di noi stessi, sulla vita e sugli altri le quali agiscono inconsciamente. Ammettere il movente inconscio significa interrogarsi sulla sfortuna, sul destino crudele.

Come psicoterapeuta mi imbatto continuamente in clienti che colpevolizzano la sfortuna per la propria condizione. Lo studente si sente sfortuna il fatto che proprio a “lui” il professore abbia chiesto l’unico argomento d’esame che non si era preparato. È probabile che una persona, a livello inconscio, percorra la strada sfortunata.

Desideriamo un qualcosa che non riusciamo a raggiungere; perché? Che ci crediamo o no siamo sotto l’influsso delle credenze negative che ci portano ad agire e ad essere. Potremmo avere le ali come angeli per volare in alto, ma se dentro, a livello inconscio, si crede che siamo dei demoni, le ali saranno solo un peso che ci schiaccerà.

Gesù, al padre del ragazzo indemoniato che gli chiede di guarire il figlio gli risponde: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede» (Mc 9,14-29) (P. Riccardi, Parole che trasformano, psicoterapia dal vangelo ed. Cittadella Assisi 2016). Chi crede, chi è convinto, agisce in coerenza con le sue convinzioni e credenze. Il problema è quando le credenze sono negative.

Di tanto in tanto, allora, quando le cose vanno male bisogna fermarsi un attimo, prendersi una pausa dal tran tran quotidiano e iniziare un dialogo interno nel chiedersi quali pensieri inutili, ingombranti, infelici condizionano la propria vita. La nostra vita dipende dalle barriere limitanti delle credenze negative.

Queste sono originate da esperienze vissute, soprattutto nel periodo infantile. (P. Riccardi in “Tra credenze e convizioni negative: la Control Mastery Theory di Joseph Weiss”, tratto in data 03-10-2017 da Obiettivo Psicologia. Formazione, lavoro e aggiornamento per psicologi www.opsonline.it).

La psicologia evolutiva ci insegna che il bambino tende a mantenere il legame di attaccamento al genitore per soddisfare il bisogno psico-fisiologico di protezione e accudimento. Farà, crederà e si convincerà dell’assurdo pur di assicurarsi tale legame. Ad esempio:

– se genitori si comportano distaccati e freddi, elargendo poche carezze, un bambino può, inconsciamente tradurre che si merita il rifiuto.

Potrà credere, in seguito, che altri lo rifiuteranno e farà di tutto per starsene in disparte;

  • se i genitori sono depressi e insoddisfatti, il bambino può sentirsi inutile per il non saperli rendere felici e contenti. In seguito potrà credere di essere un incapace;
  • se i genitori pretendono troppo dalla sua età, come badare al fratellino, essere la donnina o l’ometto di casa, potrà divenire depresso e credere che la vita è solo peso e fatica;
  • se un genitore è un alcoolizzato o tossicodipendente o un depresso, il bambino sentirà il dolore e la vergogna e potrà credere di non essere amabile e, in seguito potrà creare condizioni di autoisolamento;
  • se i genitori sono infantili il bambino potrà fare esperienza di non potere contare su di loro e in seguito crederà di non fidarsi mai di nessuno;

In conclusione se il bambino non percepisce il senso di accoglienza, protezione e sicurezza potrà esperire tutto il pericolo della fragilità e crederà, in seguito, di essere sottoposto ad attacchi continui, potrà sviluppare, da grande ansia e attacchi di panico.

L’infelicità, l’insoddisfazione, la patologia spesso è nelle credenze e convinzioni inconsce limitanti.

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