” La perfezione non è essere perfetti, ma tendere continuamente ad essa” (J.G.Fichte)
Il perfezionismo e’ il desiderio di raggiungere i migliori risultati in relazione alle proprie aspettative ma anche di quelle delle persone che vivono accanto a noi.
Questo desiderio, tuttavia, può diventare ossessivo se l’ansia di prestazione diventa un peso psicologico non indifferente e si tende sempre a valutare comportamenti e azioni, ad acquisire un atteggiamento ipercritico verso se stessi non accettando piccoli errori che fanno parte della normalità.
Il senso di inadeguatezza e di colpa, se gli obiettivi non sono stati raggiunti nel modo desiderato, può sviluppare una sorta di isolamento dagli altri; si ha paura del giudizio dei famigliari, degli amici o colleghi di lavoro.
In realtà il perfezionismo mette in evidenza un senso del dovere esagerato, cosa che si apprende fin da piccoli quando i genitori investono sui figli le proprie aspettative proiettando sul loro operato sentimenti e desideri personali che spesso non corrispondono alle reali esigenze.
Tendere alla perfezione non è un fatto negativo se, dopo aver valutato i tratti della propria personalità si cerca di individuare le cause che ci spingono a considerare che il successo equivale essenzialmente al valore personale.
In seguito si può procedere alla ristrutturazione della scala di valori che dovranno corrispondere, in piena libertà, a un modello di riferimento non standardizzato in cui le scelte sono frutto anche di errori e di esperienza.
La perfezione non esiste e il motto latino : “errare umanum est” ci fa capire che esiste una filosofia della vita in grado di valorizzare limiti e potenzialità personali e di inquadrarle in un contesto di vita che non ha come obiettivo primario quello di raggiungere il primo posto in una corsa ad ostacoli.