Internet e i siti pro-anoressia

I want Ana to make me what I want to be: skinny
Internet è diventato uno dei mezzi di informazioni dominanti il Ventunesimo secolo.
Le ragioni di questa popolarità sono molteplici:
• Non ha limiti di tempo o di luogo.
• Consente di recuperare e diffondere materiale rapidamente.
• Le persone possono pubblicare informazioni a bassi costi.
• Permette di essere creativi.
• Comprende un ampio spettro di tematiche
(Christen & Griffiths, 2000).
È in questo contesto che si è sviluppato un vero e proprio “movimento pro-anoressia”, costituito da siti web, presumibilmente istituiti da anoressiche, a supporto e a sostegno del problema. Sostegno, non inteso come ricovero o ricerca di un aiuto personale, ma appoggio a perseguire comportamenti anoressici e a continuare a perdere peso (Williams & Reid, 2007).
Si chiamano siti pro-Ana e pro-Mia, dove Ana sta per anoressia e Mia per bulimia. Nascono negli Stati Uniti alla fine degli anni ’90 e si sviluppano progressivamente nel continente europeo, fino ad arrivare in Italia attorno al 2002.
Si suddividono in due categorie: i blog ed i forum
I blog sono di carattere pubblico, quindi facilmente reperibili da tutti, i forum invece hanno una maggior riservatezza, accessibili solo a chi condivide la cosiddetta “filosofia di ANA” (De Matteis & Toscano, 2009).
Dato che costituiscono uno dei canali più efficaci di diffusione del disturbo, soprattutto da parte degli adolescenti, che oggi utilizzano il web quotidianamente e con facilità, questi siti rappresentano una grande risorsa per comprendere il problema in modo approfondito e indagarne le dimensioni motivazionali e sociali.
I membri di questi siti, fanno parte di una comunità virtuale di anoressici convinti, che si danno consigli e si scambiano pareri su come adottare comportamenti anoressici, come perdere più velocemente peso, come non cadere nella tentazione di mangiare.
La caratteristica rilevante è proprio quella di costituirsi come delle sette, riconoscibili da un braccialetto rosso come segno distintivo dei seguaci di Ana, che permette l’identificazione dei membri anche al di fuori del web (Williams, Reid, 2007).
Tali siti rappresentano “una tipologia di spazi web volti alla promozione dei disturbi alimentari, principalmente dell’anoressia nervosa” (Dias, 2003), con delle caratteristiche comuni quali la presenza di diari, chat rooms, trucchi e suggerimenti, immagini e collegamenti con altri siti pro-anoressia o pro-bulimia.
Solitamente sono preceduti da una pagina iniziale che allerta dei possibili rischi a cui si potrebbe andare incontro.
Con l’affermazione dei Forum privati Pro Ana si è sviluppata più articolatamente quella che potremmo definire una filosofia di vita deviante: “la Filosofia di Ana”, in cui si celebra, come in una setta religiosa, la Dea Ana, ispiratrice della magrezza assoluta
“Permettimi di presentarmi. Il mio nome, o quello datomi dai cosiddetti “medici”, è Anoressia. Anoressia Nervosa è il mio nome per esteso, ma tu puoi chiamarmi Ana. Possiamo diventare grandi socie. Nei prossimi tempi investirò molto tempo con te, e mi aspetto lo stesso da parte tua […]. Sto iniziando a introdurmi dentro di te. Ben presto starò sempre con te. Sono con te quando ti svegli al mattino e quando corri su per le scale. […]. Ti seguo durante il giorno. A scuola, quando la tua mente vaga, ti do qualcosa a cui pensare. Riconta le calorie della giornata. Sono troppe. Riempio la tua mente con pensieri sul cibo, sul peso, sulle calorie e cose che a pensarle danno sicurezza. Perché ora sono già dentro di te. Sono nella tua testa, nel tuo cuore e nella tua anima […]”(De Matteis & Toscano, 2009).
La Filosofia Pro Ana mira a proclamare uno stile di vita alternativo, dove si promuove l’obiettivo antibiologico della liberazione totale dalla dipendenza da cibo: l’Anoressia Nervosa.
L’anoressia e la bulimia sono intese come stili di vita, lontane dall’immagine di patologia e di disturbo da curare e da eliminare.
Per limitare la raggiungibilità dei siti, vengono utilizzate sigle particolari o codici speciali con cui gli utenti possono individuarli. Spesso si utilizzano i termini ANA e MIA; in molti altri casi si adoperano appellativi metaforici come ‘amica’, ‘dio’, ‘santità’, ‘dea’ (Dias, 2003).
Tali siti, supportano gli utenti, generalmente adolescenti, al mantenimento dell’anoressia e della bulimia, suggerendo trucchi ed escamotage per non essere scoperte dalla famiglia o dagli amici e per sfuggire ai controlli.
Forniscono anche specifiche istruzioni, generalmente in terza persona, per iniziare e mantenere attivi questi tipi di disturbi. All’interno di essi esistono solitamente sezioni dedicate alle abitudini e alle pratiche per una perdita veloce di peso, con linguaggi spesso molto specifici anche per quanto riguarda le definizioni dei disturbi stessi. Inoltre, viene favorita una forte spinta motivazionale e un forte incoraggiamento a portare avanti la perdita di peso continua.
Al fine di promuovere e incentivare la perdita di peso, vengono creati dei gruppi di sostegno tra gli utenti, mentre nelle chat è possibile discutere dei risultati ottenuti seguendo una particolare dieta ed effettuando, per esempio, attività sportiva in modo frenetico.
In questo modo le ragazze pro-Ana trovano la forza per proseguire il loro digiuno. Ciò viene avvalorato anche dalla “Thinspiration”, termine costituito da due parole Thin (magro) e inspiration (motivo ispiratore), utilizzato anche con l’abbreviazione Thinspo ed utilizzato appunto per aiutarsi a rimanere “ispirate”. Di solito si riferisce a fotografie di donne magrissime, modelle o celebrità che hanno perso una gran quantità di peso, a cui piacerebbe somigliare.
E per rafforzare la loro convinzione utilizzano foto di ragazze obese come avvertimento da evitare (Lapinsky, 2006); le foto sono tra l’altro correlate da significative didascalie
Diversi studi sono stata condotti per comprendere la diffusione del fenomeno e la creazione di un senso di comunità è l’ipotesi più accreditata: coloro che frequentano questi siti rappresentano un gruppo che non è ancora pronto al recupero, ma che riconosce comunque, in alcuni casi, la possibilità di un recupero.
Percepiscono di trovarsi in uno spazio protetto tra persone che capiscono i loro sentimenti, che soffrono, proprio come loro, ed esprimono liberamente le proprie idee, senza timore di essere giudicate (Dias, 2003). Avere la libertà di parlare dei disturbi alimentari può essere visto come un vantaggio, poiché le persone che soffrono di questo disturbo tendono a nasconderlo a coloro che conoscono.
Le persone anoressiche vivono sicuramente in condizione di “svantaggio sociale”: spesso le occasioni di socialità prevedono il consumo di cibo e bevande (Csipke & Orene, 2007) e tali siti promuovono un senso di amicizia per le persone carenti nelle relazioni interpersonali significative (Davis & Lipsey, 2003) e per le ragazze che non hanno un gruppo di pari come riferimento.
Possiamo, quindi, affermare che l’esistenza di forum di discussione e di gruppi consente di superare, almeno in parte, l’isolamento sociale tipico di questa patologia.
C’è, però, il rischio che, i soggetti dalla personalità fragile in cui un DCA non è ancora manifesto, navigando, interagendo e leggendo i molteplici rinforzi alla patologia, potrebbero sviluppare un DCA come adesione emulativa, oppure si potrebbe contribuire ad un appesantimento delle sintomatologie.
In Francia e in Spagna tali siti sono stati banditi. In particolare in Francia è stata approvata una legge che considera la pubblicazione di siti pro-ana e pro-mia come reati e prevede, per i gestori, una pena fino a trentamila euro e due anni di reclusione.
In Italia esiste una proposta di legge, la n.1965, che prevede l’introduzione dell’articolo 589-bis del codice penale, ossia “il reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia e la bulimia”.
Anche su Facebook, oggi uno dei social network più diffusi, le “seguaci di Ana” si distinguono con nickname come
“PersempreconAna”, “ViviAna”, “AnaQueen”,
condividono link che esaltano il disturbo alimentare e aggiornano quotidianamente gli status con ciò che hanno mangiato durante la giornata, come fosse una pagina di diario.
Nonostante i diversi effetti negativi, non tutti i mezzi di informazione si rivelano dannosi per la salute mentale. Al contrario si sono costruite diverse campagne pubblicitarie contro il continuo incrementarsi dei disturbi alimentari, come ad esempio quelle proposte dalla Pubblicità progresso. Sarebbe utile rafforzare tale propaganda positiva e potenziare progetti di prevenzione al fine di rendere l’opinione pubblica consapevole della gravità dei disturbi alimentari e dei profondi rischi derivanti. Aumentare il numero delle campagne preventive e di informazione sicuramente non basterebbe a porre fine all’insorgenza di tale problema, si tratta di qualcosa di troppo profondo e insidioso; ma quanto meno, iniziare a proporre modelli di vita più reali e meno apparenti, più simili alle persone comuni,potrebbe aiutare a scongiurare, almeno in una minima parte, l’eventuale insorgenza del problema.

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  1. laura ha detto:

    La comunicazione interattiva consente una fruizione immediata di informazioni che altrimenti non possono sempre giungere in modo efficace e mirato. Anche in questo contesto il risvolto positivo del web è uno strumento che, se usato nel giusto modo, può avvicinare e consentire una condivisione di idee e di intenti.

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