La banda degli orfanelli

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Forse ci dobbiamo chiedere se, oltre i ragazzi responsabili di stalking, percosse e intimidazioni, anche gli adulti sono diventati “orfani” di giustizia, solidarietà, vicinanza ai più deboli.

C’è un panorama di indifferenza e omertà che purtroppo è entrato a far parte della vita quotidiana di tutti, gente che osserva la violenza e la considera un fatto normale, una manifestazione marginale di poca importanza e considerazione.

Ma agli adulti è affidata l’educazione e se questi sono i risultati vuol dire che i genitori,  spesso non sono in grado di dare ai figli insegnamenti adeguati, formazione e informazione su quelli che sono da sempre i diritti e i doveri del vivere in una società civile. Forse siamo tutti ” orfani” di punti di riferimento, ancor di più i giovanissimi che nel branco cercano di trovare risposte alle loro fragilità, credendo che prepotenza, sopraffazione siano le armi vincenti per ottenere una qualche gratificazione.

In una società che esalta bellezza, perfezione, successo non c’è purtroppo spazio per debolezze, fragilità, diversità, l’altra faccia della medaglia di chi conduce una vita di solitudine ed emarginazione sociale. Educare, ma in questo caso rieducare è un compito complesso e non privo di difficoltà perché tutte le agenzie educative, dalla famiglia alla scuola, sono chiamate a ricomporre nella giusta misura un quadro sociale in cui rispetto, accoglienza siano alla base delle relazioni e della convivenza.

Lo  stato e i diritti costituzionali hanno bisogno di tutelare il singolo e la collettività ridando vigore e certezza ai principi che sono scritti sulla carta ma troppo spesso restano tali. Recuperare il valore e il senso della genitorialità può diventare un fattore di protezione e di riscatto per tanti ragazzi che della violenza gratuita hanno fatto un unico e purtroppo appagante mezzo di gratificazione.

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