La trappola della comunicazione: il doppio legame

La comunicazione è un trasferimento di informazioni tra più soggetti, attuata mediante un codice linguistico di cui tutti i partecipanti sono a conoscenza: si tratta di un processo così naturale che non si creda possa esistere un contesto nel quale non ne sia ravvisabile la presenza.

A mutare potranno essere i soggetti comunicanti, il contesto specifico, la quantità e la qualità dell’interazione o delle informazioni trasmesse, o ancora il codice linguistico, il canale sensoriale di recezione o di produzione del messaggio, e da ultimo anche l’intenzionalità, lo scopo del messaggio, la consapevolezza che si ha del medesimo. Al di là delle molteplici differenze, la comunicazione appare un fenomeno pressoché “inevitabile”.Si parlava degli intenti alla stessa connessi.

Quali e quante intenzioni possono essere sottese ad un messaggio scambiato tra più soggetti. Finalità descrittive, referenziali, fattive, ma anche persuasive, informative, intimidatorie.
Studi clinici sulla comunicazione all’interno di famiglie dove almeno uno dei componenti soffre di schizofrenia, hanno rilevato la presenza di una forma di comunicazione specificamente patologica, denominata doppio legame.

Si tratta di un fenomeno annoverabile tra i c.d. paradossi della comunicazione, ovvero quella tipologia di affermazioni connotate da aspetti contraddittori, da ossimori intrinseci e fuorvianti ai quali è impossibile dare spiegazione.

Bateson, grande studioso della comunicazione sistemica, si è occupato a lungo degli aspetti metacomunicativi (intenzionali) dei messaggi, e ha cercato di mettere in relazione gli effetti paradossali degli stessi con il contenuto apparentemente assurdo del linguaggio degli schizofrenici. In questo caso, egli sostiene, la modalità di comunicazione illogica tipica della schizofrenia – uno dei sintomi della patologia è proprio l’eloquio disorganizzato del paziente- potrebbe derivare da un disfunzionale scambio comunicativo, ripetuto e consolidato del tempo, che uno dei soggetti della famiglia esercita verso un altro.

I messaggi contraddittori che discendono da questa modalità comunicativa costruiscono una dimensione cognitiva intrappolante per il soggetto cui sono rivolte; aspetto che viene ulteriormente corroborato e reso ineffabile dalla natura relazionale asimmetrica intercorrente tra i due soggetti, tale che il destinatario del messaggio illogico non può, nemmeno ove ne avesse l’intenzione, sottrarsi alla stesso.

Bateson, grande studioso della comunicazione sistemica, si è occupato a lungo degli aspetti metacomunicativi (intenzionali) dei messaggi, e ha cercato di mettere in relazione gli effetti paradossali degli stessi con il contenuto apparentemente assurdo del linguaggio degli schizofrenici.

In questo caso, egli sostiene, la modalità di comunicazione illogica tipica della schizofrenia – uno dei sintomi della patologia è proprio l’eloquio disorganizzato del paziente- potrebbe derivare da un disfunzionale scambio comunicativo, ripetuto e consolidato del tempo, che uno dei soggetti della famiglia esercita verso un altro.

I messaggi contraddittori che discendono da questa modalità comunicativa costruiscono una dimensione cognitiva intrappolante per il soggetto cui sono rivolte; aspetto che viene ulteriormente corroborato e reso ineffabile dalla natura relazionale asimmetrica intercorrente tra i due soggetti, tale che il destinatario del messaggio illogico non può, nemmeno ove ne avesse l’intenzione, sottrarsi alla stesso.

Perché si parli di doppio legame è dunque necessaria la compresenza di alcuni elementi:

  1. In primo luogo una comunicazione tra due soggetti;
  2.  In secondo luogo un rapporto asimmetrico che lega questi soggetti, dei quali l’uno è sottoposto ad una coercizione più o meno evidente da parte dell’altro, dalla quale non si può sottrarre;
  3.  La presenza di due messaggi consecutivi e contraddittori nel significato;
  4.  La ripetizione di quest’esperienza comunicativa in maniera continuata e ripetuta nel tempo, così da formare nel soggetto coartato una sorta di abituazione al messaggio contraddittorio, e dunque di replica dello stesso nella propria dimensione cognitiva.

Una volta che la vittima abbia imparato a percepire il proprio universo in termini di schemi di doppio legame.La serie completa di elementi appena descritti non è più necessaria per innescare il pattern di comunicazione patologico.
Vediamo un esempio di tali messaggi contraddittori:

 “Un giovanotto che si era abbastanza ben rimesso da un accesso di schizofrenia ricevette in ospedale una visita di sua madre. Contento di vederla, le mise d’impulso il braccio sulle spalle, al che ella s’irrigidì. Egli ritrasse il braccio, e la madre gli domandò :«Non mi vuoi più bene?». Il ragazzo arrossì, e la madre disse ancora: «Caro, non devi provare così facilmente imbarazzo e paura dei tuoi sentimenti». Il paziente non poté stare con la madre che per pochi minuti ancora, e dopo la sua partenza aggredì un’inserviente e fu messo nel bagno freddo”.

(da “Ecologia della mente” di Gregory Bateson)

Si tratta di una situazione paradossale in cui una madre dapprima si ritrae dal tocco affettuoso del figlio, facendolo sentire inadeguato per aver dato attuazione ad una pulsione di vicinanza emotiva; subito dopo, al suo correggere il tiro sulla base del rimprovero, ella lo rimprovera di nuovo accusandolo di non volerle più bene.

Da una piccola confusione al disorientamento totale il passo è breve, se la situazione viene ripetuta più volte, e dunque se tale tipo di comunicazione viene perpetrata nel tempo. Certo il ragazzo avrebbe potuto fronteggiare la madre ed evitare l’effetto paradossale, se le avesse espresso in chiari termini la contraddittorietà del suo messaggio: in questo caso invece il legame tra madre e figlio è coeso, simbiotico, confusivo dei limiti identitari e relazionali, e non ha consentito alcuna rielaborazione cognitiva in grado di evitare questa trappola comunicativa.

Lo stato di profonda soggezione impedisce all’uno di analizzare il comportamento comunicativo dell’altro, che dal canto suo obbliga l’altro a subire una complicata sequenza comunicativa articolata su inviti opposti a dinieghi, su accoglimenti e rifiuti, su ammissioni e negazioni compresenti.

Un disorientamento totale, dunque, che ingenera confusione intenzionale e interpretativa nel destinatario del messaggio che, abbiamo visto, non può nemmeno chiedere spiegazioni o sollevare il problema conflittuale.

La realtà quotidiana dei legami sociali è continuamente attraversata da disconferme e doppi legami; tuttavia essi creano problemi profondi e destabilizzanti solo quando il sostrato comunicativo in cui si collocano è sotteso da un’emotività fondamentale, morbosa e imprescindibile per il soggetto che li subiscono.

Ad esempio, alcuni messaggi contraddittori potrebbero essere quelli dei genitori che impongono ai figli di crescere e di essere indipendenti, ma li rimproverano ogni qualvolta agiscono autonomamente senza interpellarli, o quello di un partner che chiede libertà all’altro pur rimproverandogli di non essere abbastanza geloso.

Ovvio come questo non sia sufficiente a creare una patologia schizofrenica; resta l’assunto in base al quale una comunicazione costruita su modelli contraddittori e illogici e inserita all’interno di un modello relazionale asimmetrico, simbiotico, impositivo, può creare terreno fertile alla formazione degli schemi comunicativi disorganizzati e incongruenti tipici della schizofrenia.

CONCLUSIONI:

Nella trappola comunicativa del doppio legame l’individuo si trova prigioniero in una situazione in cui l’altra persona che partecipa al rapporto emette, allo stesso tempo, messaggi di due ordini diversi, uno dei quali nega l’altro; ma è incapace di analizzare i messaggi al fine di migliorare la propria capacità di discriminare a quale ordine di messaggio debba rispondere, cioè non è in grado di produrre un enunciato metacomunicativo.

Dunque il doppio legame è sintomo di una frustrazione interiore, di una disorganizzazione cognitiva che fa capo in primo luogo al soggetto che lancia il messaggio, ed è spesso un fattore che inibisce l’azione, la decisione definitiva tra due alternative.

Tale trappola cognitiva non invaliderebbe la comunicazione se soltanto i due soggetti non fossero uniti da un legame intenso e asimmetrico, in base al quale l’uno è costretto alla volontà dell’altro, e non potendo sottrarsi alla stessa, ne replica internamente il contenuto confusivo e disorientante.

Da qui un collegamento possibile tra comunicazione paradossale e schizofrenia: ipotesi rafforzata dal modello tipico delle famiglie degli schizofrenici, che risultano disorganizzate, caratterizzate dalla presenza di caregiver ostili, freddi e ipercritici e da un livello comunicativo frammentato che funge da fattore predittivo e perpetrante della patologia stessa.

Il doppio legame non è un concetto astratto, ma è spesso la molla della frustrazione e dell’incapacità di passare all’azione. Per questo si dice che “dove c’è inazione, c’è un doppio legame” (Bateson, Verso un’ecologia della mente).

Riferimenti bibliografici
Bateson, G. Longo, G. ( 2000) Verso un’ecologia della mente , Adelphi Biblioteca Scientifica, Milano;
Bateson, G., Derrida, J. (2003) Il doppio legame, Studi Bompiani, Roma.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.