L’inganno del tempo da gestire

ll concetto psicologico di Stile di vita, in ambito della clinica psicologica è stato inserito e formulato inizialmente da Alfred Adler, medico, psicologo e analista viennese contemporaneo di Freud.

Il concetto di stile di vita definisce la modalità di stare nel mondo, di percepirlo e di percepire se stessi. Adler scrive: “non si può riconoscere ed esaminare un essere umano isolato”: fin dal momento della nascita l’individuo-uomo inizia, nell’ambito dello scambio relazionale con l’ambiente, a strutturare il proprio stile di vita, come risposta alle richieste provenienti dall’esterno. (ADLER, A. (1912), Uber den nervosen Charakter,  tr. it. Il temperamento nervoso, Newton Compton, Roma 1971).

Sempre più clienti degli studi della salute mentale, psicologi, psicoterapeuti, psichiatri chiedono e vogliono i affrontare problematiche legate alla patologia, ai sintomi presentati senza chiarire il sottofondo dello stile di vita ad essi collegato. Uno stile di vita che si prospetta indaffarato, supe-impegnato. Uno stile di vita che deve far quadrare il tutto; affetti, carriera, economia. Si ha la sensazione che si pretende molto dalle proprie potenzialità. Una pretesa che non può prescindere dallo strutturare uno stile di vita veloce e vorace come il prendere tutto.

La vita è fatta di scelte o meglio c’è sempre da dare una preferenza per l’una o l’altra cosa. Il difficile è quando si vuole, dare preferenza al tutto. Non è possibile servire il signore a e a mammona «Non potete servire a Dio e a Mammona» (Mt 6,24, e Lc 16,13). Il termine Mammona è usato nel Nuovo Testamento per personificare l’azione del profitto, del tornaconto materiale e psicologico.

L’uomo deve scegliere per il proprio bene. Deve scegliere tra la moltitudine di iper-informazione, tra ideologie di potere, di carriera a tutti i costi (Riccardi P., in www.notiziecristiane.com/siamo-realmente-liberi-o-e-pura-illusione/). Sembra assurdo chiedere a se stessi il massimo senza volere, scegliere, sacrificare o almeno il superfluo. Mentre da un lato la cultura ci propina una realizzazione di se che passa attraverso il prendere tutto, il superuomo che deve far quadrare carriera, famiglia, affetti, lavoro, e tempo per tutto; dall’altro aumentano le nevrosi da insoddisfazione e la vita vacilla in un non sapere da che parte stare (Riccardi P., Ogni vita è una vocazione per un ritrovato benessere ed. Cittadella Assisi, 2014).  

La conseguenza esistenziale è descritta dallo psichiatra viennese, V. Frankl, come “nevrosi da mancanza di senso” (Frankl, V., Logoterapia e analisi esistenziale, Morcelliana Brescia, 2000). Sempre più corsi di crescita personale mirano alla gestione del tempo, aggiungendo ad esso anche quello per se stessi, per il proprio relax, per il proprio divertimento. Suggerimenti più vari oscillano tra l’ascoltare musica, passeggiate all’aria aperta, meditare, pregare, e quant’altro possa aiutare a gestire il proprio tempo.

Bem vengono questi accorgimenti ma attenzione, permane sempre il fatto che si rischia di pretendere troppo e tutto per se esaurendo quello di cui le neuroscienze affermano circa la riserva di energia interiore. L’uomo non è una batteria ricaricabile, non basta mettere la spina del tempo per se per ricaricarsi. Già la natura ci aiuta con il suo ritmo del giorno e della notte espressione di attività e riposo, di veglia e sonno.

Si pone, per l’uomo moderno un’alternativa, antropologica direi, quella della rinuncia per accrescere il proprio benessere. Rinunciare al cellulare per qualche giorno, rinunciare a manifestare invidia e gelosia per il collega o l’amico, rinunciare al desiderare la perfezione, la carriera a tutti i costi. Rinunciare ad attività che assorbono energia a scapito di altre.

Questo è il leit motiv dell’antropologia cristiana che attraverso il significato delle Beatitudini propongono la rinuncia come modifica del proprio schema cognitivo-emotivo per un nuovo stile di vita come proposto al giovane ricco: «Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni». (Mt 10, 21-22). Sta ad ognuno scegliere tra rinuncia o l’afflizione?

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