Lo sviluppo comunicativo-linguistico nei primi anni di vita

  L’apprendimento del linguaggio nei primi anni di vita avviene senza un insegnamento formale, ma solo per esposizione ad un ambiente linguistico.
I bambini imparano a comunicare e a parlare perché sono circondati da mamme, papà, nonni e zii che comunicano e che parlano tra loro e con loro.

 Anche se ogni bambino ha i propri tempi e i propri modi di apprendere, esiste un percorso comune con delle tappe ormai ben conosciute dagli studiosi.
Di seguito verranno presentate la tappe linguistiche principali per l’apprendimento dell’italiano.
La scansione temporale è da intendersi solo come riferimento generale, poiché i tempi di acquisizione variano da bambino a bambino.

5 mesi emergono i primi suoni vocalici, oltre a gridolini e gorgheggi. Appare  il sorriso sociale (rivolto al volto umano) e, durante le interazioni quotidiane come la pappa o il cambio, il bambino mostra sempre più interesse e piacere a produrre suoni diversi. Se l’adulto lo imita è già possibile costruire delle micro-conversazioni, che rappresentano la base delle future conversazioni.

6-7mesi il bambino si sintonizza sui suoni tipici delle parole italiane e inizia a produrre sillabe composte da Consonante+Vocale ripetute (lallazione reduplicata): papapa; dada

8-10 mesi le combinazioni di suoni diventano più elaborate, composte da sillabe diverse per consonante e/o vocale (lallazione variata): daba; babu; pada.
A questa età il bambino inizia a comprendere le prime parole che sente più frequentemente, come i nomi delle persone (mamma, papà, nonna, tata) e degli oggetti più usati (biberon, ciuccio, pappa), i versi degli animali. Si volta quando lo chiamate e inizia a comunicarvi le sue richieste, soprattutto attraverso il gesto di indicazione:
RICHIEDE E INDICA > indica il biberon perchè vuole mangiare o lo richiede aprendo la mano

Intorno ai 12 mesi appaiono le prime parole, nelle quali il bambino utilizza le stesse sillabe su cui si è già allenato: pappa; papà; pappe 
All’inizio, però, queste prime parole vengono prodotte solo in presenza dell’oggetto/persona  che rappresentano o in un certo contesto:
il bambino dirà pappa > quando vedrà il piatto
dirà papà > mentre è in braccio al papà
solo più tardi le parole serviranno per chiedere un oggetto non presente, per chiamare il papà e poi per “parlare” .

In questo periodo il bambino comunica prevalentemente attraverso i gesti:                       
MOSTRA all’adulto gli oggetti > mostra il cane di peluche perchè vuole condividere l’attenzione su un gioco
DA’ all’adulto gli oggetti con cui gioca (spesso in una sequenza che assume le caratteristiche del gioco “dà – grazie”)
INDICA per richiamare l’attenzione su un evento interessante > indica la finestra perché ha sentito un cane abbaiare  

Altri gesti, più evoluti, sono i gesti rappresentativi:
  Es. avvicinare la mano all’orecchio »  per dire TELEFONO/TELEFONARE

Il bambino usa il gesto con una funzione simile a quelle delle parole, per riferirsi a qualcosa o per rappresentare un’azione:
es. fare ciao >> per salutare
girare il dito sulla guancia >> per dire buono
portare l’indice sulle labbra  >> per dire silenzio
Il significato di questi gesti è condiviso dal bambino e i suoi interlocutori e questo permette la comunicazione.
I gesti accompagnano le parole anche in una fase successiva:

•    A 12 mesi i bambini comunicano prevalentemente con i gesti

•    A 16 mesi c’è un’equipotenzialità: tanti gesti, quante parole

•    A 20 mesi diventa predominante la modalità verbale

È molto importante tener conto di questa modalità comunicativa del bambino, interpretando i gesti come veri messaggi. Magari trasformando il loro significato in una modalità verbale:
il bambino indica il biberon, la mamma può rispondere “mi stai dicendo che vuoi la pappa?”

Il periodo tra 12-18 mesi viene chiamata la fase del “lessico emergente”, poiché la crescita del vocabolario risulta ancora lenta: il bambino apprende circa 5 nuove parole al mese. Queste parole, inoltre, possono essere ancora semplificate e spesso comprese solo dai familiari.

La comprensione, invece, procede più velocemente: il bambino capisce un molte delle parole utilizzate nel suo ambiente (prima i nomi, poi aggettivi e verbi) e anche semplici frasi (“non toccare”, “vieni da papà”).
In questa fase, spesso il bambino inizia a mettere insieme una parola ed un gesto come fossero frasi.

Dice Pappa + gesto BUONA (gira il dito sulla guancia)
Dice Baubau + gesto di indicazione

Queste combinazioni CROSSMODALI (perché coinvolgono sia la modalità gestuale che quella verbale) precedono sempre le prime vere frasi di due o più parole. La capacità del bambino di formare frasi dipende, infatti, dalle sue competenze fonologiche e dal numero di parole conosciute. In genere si considera come soglia minima, un vocabolario di circa 100 parole.

Tra i 21 e i 26 mesi (fase dell’esplosione del vocabolario)
il bambino capisce che tutte le cose hanno un nome ed inizia a chiedere frequentemente “come si chiama/cos’è?” . In questo periodo impara a dire fino a 50 nuove parole al mese e inizia a comprendere, ormai, semplici discorsi su ciò che ha fatto ieri (passato) e su ciò che farà domani (futuro).

La costruzione della frase avviene, però, ancora lentamente (le seguenti fasce di età si sovrappongono poiché alcuni modelli di frase possono coesistere nello stesso periodo):
19-26 mesi prevalgono frasi telegrafiche cioè parole singole in successione→mancano articoli, preposizioni, pronomi, verbi >“cane bello”, “pappa buona”,
20-29 mesi prevalgono frasi nucleari e complesse incomplete ( mancano ancora articoli, preposizioni) > “dà brumbrum”, “scrivo penna” , “voio acqua”
24-33 mesi le frasi nucleari sono ora complete, quelle ampliate e complesse si vanno  completando > “io mangio la pappa”, “do la caramella alla bimba”
27-38 mesi anche le frasi complesse si completano e appaiono e connettivi interfrasali (dopo, perché, invece) > “il bimbo piange perché è caduto”, “mi metto le scarpe e dopo esco”

Rimane grande la variabilità individuale, ma intorno ai 3-4 anni tutti i bambini possiedono la maggior parte delle strutture frasali tipiche dell’italiano e sanno ormai “conversare” con adulti e coetanei, di molti argomenti. La capacità narrativa (raccontare di eventi passati e futuri) si consoliderà negli anni seguenti soprattutto grazie alla scolarizzazione.  

Bibliografia

Caselli C., Pasqualetti P. e Stefanini S. (2007). Parole e frasi nel primo vocabolario del bambino. Franco Angeli.
Camaioni L. (2001). Psicologia dello sviluppo del linguaggio. Il Mulino.
Iverson J., Capirci O. e Caselli C. (1994). From communication to lan
guage in two modality. Cognitive Development, 1, 23-43.
Recchia M. (2005). La valutazione del primo sviluppo comunicativo-linguistico attraverso la forma breve del questionario “il Primo Vocabolario del bambino”. tesi di laurea non pubblicata.

della Dott.ssa Martina Recchia

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