L’ora d’aria

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Certo l’aria è diventata più pulita, meno inquinamento, meno traffico e ingorghi che mettono a dura prova la pazienza di chi guida.

Sulla barcaccia di piazza di Spagna a Roma sono tornate le anatre a conquistare uno spazio che prima era di assoluto dominio degli uomini mentre nelle città di mare sono comparsi, nei porti i delfini.

C’è un’aria meno inquinata che cede il passo ad una fauna insolita e più  libera di spaziare dentro la città dove la densità antropica ha raggiunto i massimi livelli.

Ma non possiamo godere di questi nuovi paesaggi, reclusi entro le mura domestiche ad ascoltare notizie più o meno incoraggianti, seguendo il termometro di una epidemia che si è diffusa a macchia d’olio in tutta la nazione.

Le limitazioni che fatichiamo ad accettare restituiscono alla natura un nuovo volto, immagini di uno spazio dove i rumori sono scomparsi, il miracolo di una epidemia che nel silenzio chiede a gran voce il ritorno alla vita con la semplicità e la purezza di una natura troppo spesso ignorata e calpestata.

L’ora d’aria che ci è stata concessa rappresenta un nuovo spazio mentale e concreto nel quale possiamo rendere più sensibile la percezione della realtà che ci circonda; vedere, sentire, toccare gli oggetti e le immagini quotidiane del dolore ma anche i segnali di un ritorno alla vita che chiede di essere più umana, rispettosa, consapevole.

Questa “ora d’aria” ci invita a sciogliere i nodi quotidiani dell’indifferenza, della fretta, della superficialità con le quali spesso abbiamo convissuto e delle quali ci siamo nutriti senza guardare oltre le apparenze. Forse è arrivata l’ora di riequilibrare e rivalutare sentimenti, desideri, aspettative e per fare questo il tempo è il migliore alleato.

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