L’ora di lezione

recalcati

Il libro di M. Recalcati apre una finestra sull’importanza della trasmissione della cultura intesa come condivisione e bellezza intrinseca della conoscenza.

Interesse e motivazione sono i principi sui quali si fonda l’insegnamento, oggi più che mai influenzato e condizionato da un mondo in cui il potere della parola è stato sostituito dall’automatismo di cui gli strumenti multimediali si servono generando quella che Recalcati definisce “anoressia culturale”.

Dalla introduzione al libro la spinta ad interrogarsi sulla funzione scolastica e sui possibili e auspicabili orientamenti in un mondo che cambia troppo in fretta: “ Non respira, non conta più nulla, arranca, è povera, marginalizzata, i suoi edifici crollano, i suoi insegnamenti sono umiliati, frustrati, scherniti, i suoi alunni non studiano, sono distratti o violenti, difesi dalle loro famiglie, capricciosi e scurrili, la sua nobile tradizione è decaduta senza scampo. E’ questo il ritratto smarrito della nostra Scuola”.

E allora un passo indietro per riflettere sul cambiamento dei ruoli, delle istituzioni, delle relazioni. “ Abbiamo conosciuto un tempo dove bastava che un insegnante entrasse in classe per far calare il silenzio.

Era lo stesso tempo dove era sufficiente che un padre alzasse il tono della voce per incutere nei suoi figli un rispetto misto a timore.

La parola dell’insegnante come quella del “ pater familias” appariva una parola dotata di peso simbolico e di autorità a prescindere dai contenuti che sapeva trasmettere.

Era la potenza della tradizione che la garantiva”. Questo tempo è finito ma non bisogna rimpiangerlo.

L’insegnante ha il compito di recuperare il significato e il senso della parola come valore simbolico di trasmissione, l’orientamento del pensiero libero che risveglia interesse e amore per la vita, la capacità di “ rendere disponibile la cultura come nuovo mondo” contro “ la cultura senza mondo” che genera autodistruzione e morte.

E allora anche un’ora di lezione può servire a scuotere le menti un po’ addormentate, stimolando interesse e partecipazione, le domande che servono per interrogarsi e interrogare.

“ Un bravo insegnante non è forse quello che sa far esistere nuovi mondi? Non è quello che crede ancora che un’ora di lezione possa cambiare la vita?”.

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