Maschere e mascherine

Si avvicina il carnevale, una festa di allegria e trasformismo che sparge colori di fantasia e comicità dovunque.

Le maschere rappresentano da sempre l’altra faccia della realtà, con esse possiamo calarci in personaggi dell’antica tradizione regionale o, soprattutto per i bambini, di fumetti e cartoni.

Tuttavia in questo periodo le maschere sono sinonimo di contagio e loro funzione ha lo scopo di proteggere la popolazione dall’infezione virale che sta diffondendo allarme e panico anche in Italia. Le “mascherine” non sono quelle delle sfilate di carnevale ma bavagli protettivi che spesso vengono usati in modo indiscriminato e senza reale necessità.

Queste barriere protettive forse acquietano la coscienza per un pericolo imminente dal quale dobbiamo difenderci e proteggerci. In questo contesto la comunicazione corretta dei mezzi di informazione diventa il filtro più importante per una gestione dell’emergenza controllata e priva di ambiguità.

La super potenza mondiale cinese ci ha aperto uno scenario di morte e contagio senza precedenti, il pericolo di una guerra senza nome nel quale l’infinitamente piccolo diffonde paura e ingigantisce timori e sospetti verso tutto ciò che non conosciamo.

Ma le maschere della vita sono tante, spesso ci rendono schiavi di apparenza e superficialità, di conformismo e opportunismo che impediscono una visione oggettiva e realistica di situazioni e vicende personali e sociali.

Allora le piccole e le grandi maschere servono soltanto a fare di noi un alter ego nel quale ognuno spera di trovare identità e certezze per gratificare scienza e coscienza.

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