Mass media e contesto culturale nei disturbi alimentari

L’ideale della magrezza è esaltato da tutti i mezzi di comunicazione e una conseguenza dell’aumento dei casi di anoressia e bulimia è rappresentato dalla diffusione di articoli relativi a diete estreme, rapide e senza sacrifici, all’entrata in commercio di prodotti dimagranti miracolosi, che permettono alla donna di perdere peso senza rinunciare alle abitudini quotidiane e a prodotti di bellezza che assicurano risultati strabilianti in tempi rapidissimi.

Tutti questi fattori hanno contribuito a creare una catena di reazioni autoalimentata, che ha cause devastanti sull’immagine che la donna deve avere di sé.

Tra i mass media, la televisione rappresenta senz’altro uno dei i mezzi mediatici maggiormente sotto accusa, in quanto le persone sono continuamene e costantemente esposte ad immagini, spot pubblicitari, programmi televisivi che esaltano gli stereotipi occidentali di bellezza, denigrando forme fisiche o comportamentali che si discostano dalle convenzioni sociali.

La figura attuale di donna di successo non è legata tanto al possesso di particolari capacità quanto piuttosto a modelli irreali di donne attraenti e soprattutto irresistibilmente magre. Ne sono un esempio le innumerevoli copertine di riviste di moda e di bellezza, ma anche brochure di supermercati e ristoranti, che ritraggono immagini di donne affermate, dinamiche, bellissime, atletiche e “in forma”.

L’influenza dei canoni estetici proposti dalla televisione può variare a seconda dell’etnia.
Molto interessante è lo studio condotto da Anna Becker, antropologa dell’Harvard Medical School, sul cambiamento di attitudini verso il cibo e l’ideale corporeo degli adolescenti delle isole Fiji’ (Figi).

Questa ricerca mira a dimostrare che il contesto culturale è rilevante per lo sviluppo di disordini del comportamento alimentare, mira a sottolineare l’impatto negativo dell’esposizione a programmi televisivi sull’immagine corporea e il possibile esordio di disturbi del comportamento alimentare conseguente ad un’esposizione al piccolo schermo.

La popolazione delle isole Figi viene scelta proprio perché, fino ad allora, non si erano riscontrati casi di disturbi alimentari, ad eccezione di un caso di anoressia dell’inizio degli anni ’90; inoltre, in questo arcipelago, l’ideale estetico tradizionale dominante era caratterizzato da donne dalla corporatura robusta.

Nel 1995 viene impiantata la stazione televisiva che trasmetteva i programmi più seguiti negli USA e in Europa. I protagonisti principali di questi programmi appaiono tutti magri e slanciati, mentre i ruoli negativi o marginali sono interpretati da persone in sovrappeso.

Il campione considerato, composto da giovani adolescenti di sesso femminile, viene diviso in due gruppi: il primo gruppo composto, da 63 soggetti, viene analizzato ad un mese di distanza rispetto all’impianto della stazione televisiva; l’altro gruppo, di 65 partecipanti, nel 1998, a tre anni di distanza.

Dopo l’osservazione e la compilazione di un questionario, segue un’intervista semistrutturata, da cui la Becker rilevò che il 77% dei soggetti percepiva l’influenza della televisione sulla propria immagine corporea, l’83% aveva il desiderio di dimagrire o comunque di mangiare meno, in modo da emulare i personaggi televisivi. Alla fine è stato registrato un aumento della frequenza delle diete e di anoressia e bulimia.

Questo studio è stato supportato da altri ricercatori dell’Harvard Medical School, che collegano la comparsa di tali disturbi con le immagini ed i messaggi mandati dai programmi televisivi occidentali, fondati sull’ideale estetico della magrezza.

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  1. Laura ha detto:

    Per ogni tipo di comportamento che si discosta dalla “normalità” esiste una fragilità psicologica dovuta a diversi fattori inquadrata in un contesto socio-culturale di riferimento al quale conformarsi e rimanere, di conseguenza, prigionieri.

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