Neet generation: giovani che non studiano e non lavorano

I giovani che non studiano e non lavorano sono chiamati NEET ( Neither in Employment not in Education or Training) e costituiscono circa un terzo della popolazione giovanile.

Un mondo nascosto come quello degli hikikomori, ragazzi che vivono reclusi nella loro stanza, connessi al mondo virtuale per diverse ore al giorno. Questi giovani vivono ai margini della società, quella società che dovrebbe offrire stimoli e occasioni per promuovere progetti di vita per il futuro.

Ci sono senza dubbio delle fragilità individuali che innescano dei meccanismi di chiusura dal mondo esterno e su queste carenze incide molto la comunicazione di massa che tende a omologare ma anche a inaridire il pensiero critico e autonomo.

Sappiamo come oggi l’adolescenza abbracci un arco temporale molto ampio, ci sono tanti giovani che vivono con i genitori e continuano a farlo anche in età adulta quando dovrebbero aver scelto una vita propria.

L’abbandono scolastico e la mancanza di un raccordo tra la scuola  e il mondo del lavoro sono fattori che contribuiscono ad aumentare il numero dei NEET, giovani che troppo presto perdono fiducia e speranze e si lasciano andare in una sorta di limbo generazionale.

L’Italia è al secondo posto nella classifica dei NEET, un triste primato che investe le politiche sociali di una grossa responsabilità per non aver ancora attivato  tutte risorse necessarie aventi come obiettivo la formazione culturale, la promozione della qualità della vita che soprattutto per gli adolescenti costituisce un fattore di crescita primario nella collettività.

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