Parental Trainings: cosa sono e a cosa servono

Parlare di complessità ci aiuta a considerare la genitorialità non come un mero evento biologico che si conclude con la nascita ma come un processo, in  continua evoluzione lungo tutto il resto del ciclo vitale degli individui coinvolti,  che produce significativi cambiamenti individuali e relazionali.
Essere genitori significa trovarsi di fronte a impegni differenti utilizzando stili comunicativi e interattivi differenti a seconda delle diverse età dei figli, della loro personalità in evoluzione,  affrontando in modo funzionale i cambiamenti che la vita può portare.
Può accadere che, in seguito a eventi di vita particolari, questa complessità diventi qualcosa di difficilmente gestibile dalla coppia genitoriale.

La genitorialità rappresenta una funzione complessa che include:

  • variabili individuali, come la propria struttura di personalità e le idee di come un genitore dovrebbe essere;
  • variabili di coppia, relative alle modalità relazionali che i partner mettono in atto nell’affrontare questo specifico compito;
  • variabili relative al bambino, come il temperamento.

Esistono interventi specifici, i Parental trainings, funzionali al superamento di queste fasi di difficoltà.

Essi possono essere rivolti a:

  •  neo – genitori;
  •  genitori con figli a cui è stato diagnosticato un disturbo (ADHD, disturbi dello Spettro autistico, Disturbo oppositivo provocatorio, ecc..) o un qualche forma di disabilità;
  • genitori che si trovino ad affrontare un momento di vita particolare (divorzi, separazioni, lutti, ecc..);
  • genitori alle prese con una fase evolutiva del figlio (nascita di un fratello, adolescenza, ecc..).

Il setting può essere di gruppo o individuale (per la coppia o per il singolo genitore).

Questo tipo di interventi offre alla coppia la possibilità di acquisire consapevolezza del proprio ruolo genitoriale e apprendere modalità nuove e positive per relazionarsi con i propri figli, attraverso il confronto con un punto di vista altro (psicologi, educatori) e/o con altri genitori che condividono le stesse difficoltà.

Gli incontri hanno diversi obiettivi:

  • Fornire informazioni ai genitori sul percorso evolutivo fisiologico e psicologico dei figli e sulle strategie funzionali per allevarli ed educarli;
  • Sviluppare consapevolezza delle rappresentazioni ed emozioni connesse all’essere genitore;
  • Sviluppare consapevolezza delle emozioni e rappresentazioni del proprio figlio;
  • Insegnare metodi efficaci per mantenere la disciplina;
  • Favorire stili parentali autorevoli e non autoritari;
  • Migliorare la comunicazione genitori- figli.

Oltre a questi obiettivi ce n’è un altro meno evidente che consiste nella valorizzazione della componente sociale della funzione genitoriale. Poter condividere con altri genitori problemi comuni e attivarsi per risolverli aiuta a costruire, anche se in gruppi di dimensioni ridotte, la solidarietà tra generazioni adulte che in passato era automatica ma che al giorno d’oggi appare più sfuggente e debole.

 

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  1. laura ha detto:

    Genitori non si nasce ma si diventa e quindi anche in questo contesto sia i figli ( in particolare quelli con ADHD, disturbi comportamentali oppositivi o della condotta) che i genitori imparano ad acquisire gli strumenti necessari per acquisire consapevolezza dei propri vissuti emozionali per gestirli con equilibrio ed efficacia educativa.

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