Quale “mente” dietro il parenticidio? : Schizofrenia e Disturbo Antisociale di Personalità

Il parenticidio è l’omicidio o il tentato omicidio di entrambi i genitori.

Si tratta di un reato raro, e 5 volte su 6 a carico di uomini, con un età media fra i 25 e i 35 anni.

Le condizioni psicopatologiche più frequentemente connesse al parenticidio sono la Schizofrenia e il Disturbo Antisociale di Personalità.

Per quanto concerne la Schizofrenia, potrebbero essere i deliri e le allucinazioni a spingere un individuo a tale reato; le vittime potrebbero infatti essere identificate come fonte di grave minaccia e persecuzione.

Per quanto concerne invece il Disturbo Antisociale di personalità, l’assenza di attaccamento o un attaccamento non sicuro e caratterizzato da modalità aggressive, modelli coercitivi, lo scarso sviluppo emotivo, e la mancanza di una solida teoria della mente, sembrano essere alla pase del parenticidio.

Il giovane antisociale, presenta gravi disturbi della condotta, attua violenze rivolte agli animali, ruba, abusa, manipola, tende a usare l’intimidazione come principale modalità relazionale, e manca di empatia.

La mancanza di empatia fa si che il giovane antisociale non “senta” ciò che sente la vittima, non sente su di sè il vissuto dell’altro e questo gli consente di deresponsabilizzarsi, di minimizzare, di godere divertito del dolore altrui.

La capacità di regolazione morale è ferma alla fase della punizione; questo significa che ha consapevolezza dell’errore solo nel momento in cui viene sanzionato il comportamento, ma tuttavia non ne capisce il motivo e non ne condivide il senso ed il principio morale sottostante.

Il giovane anisociale non prova rimorso.

Per un soggetto che presenta questo tipo di disturbo, il parenticidio è spesso un atto punitivo contro i genitori, all’interno di uno scenario familiare conflittuale, poichè tendono a considerare i loro problemi come il risultato di una incapacità delle altre persone ad accettarli o del desiderio altrui di limitare la loro libertà.

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Disturbo Antisociale di Personalità

La caratteristica essenziale del Disturbo Antisociale di Personalità è un quadro di comportamenti che viola i diritti degli altri e le regole sociali principali.
Gli individui con disturbo antisociale hanno un comportamento caotico e scarsamente in sintonia con le richieste della società.

Sono frequentemente disonesti e manipolativi per trarre profitto o piacere personale. Le decisioni vengono prese sotto l’impulso del momento, senza considerazione delle conseguenze per sé e per gli altri. Dinanzi ad un loro comportamento antisociale possono minimizzare le conseguenze dannose oppure semplicemente mostrare completa indifferenza; generalmente non provano senso di colpa.

La loro visione del mondo è dunque personale piuttosto che interpersonale. Non riescono a tenere in considerazione il punto di vista di un altro allo stesso modo del proprio e pertanto non riescono a mettersi nei panni di un altro. Tendono a mostrare un comportamento irritabile e aggressivo verso gli altri e ad essere cinici e sprezzanti nei confronti dei sentimenti e delle sofferenze altrui.

Questi individui mostrano anche comportamenti di non salvaguardia della propria salute personale. Possono coinvolgersi in comportamenti sessuali non protetti, in uso di sostanze stupefacenti o in comportamenti di guida spericolati (ricorrenti eccessi di velocità, guidare in stato di intossicazione).

Gli individui con disturbo antisociale di personalità considerano i loro problemi come il risultato di una incapacità delle altre persone ad accettarli o del desiderio altrui di limitare la loro libertà.

Gran parte dei soggetti che affollano le comunità per tossicodipendenti e le carceri sono affetti da un simile disturbo di personalità.

 

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