Quando il vivere non è spontaneo

Vivere è un processo, non sempre lineare, fatto da alti e bassi momenti.

Per alcuni vivere è un fardello, un peso; un vero disagio esistenziale con ripercussione psicopatologiche: depressione, disturbi di ansia, attacchi di panico, ossessioni ed altro (Riccardi P., Quando vivere è un fardello, in Attualità in Logoterapia, rivista internazionale dell’Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (ALAEF) 2000.

Ebbene che ci si rivolge alla figura di riferimento clinico per ridurre la sintomatologia, ma quanto questa propone come vivere le cose si complicano. La vita è un’arte, dice lo psicoanalista Eric Fromm, in l’arte del vivere ed mondatori. E come qualsiasi arte essa va appresa dalla consapevole esperienza, fluida e spontanea del vivere stesso. Ci sono diverse metodologie basate sulla consapevolezza, dalla mindfulness, meditazione trascendentale, yoga, le psicoterapie di ispirazioni orientali quali gestalt, bioenergetica, reiki, focusing ecc…

Metodologie che hanno una loro antropologia di riferimento, spesso scollegata alla natura. Centrando troppo ed esclusivamente sull’Io spesso si fa fatica ad armonizzarsi con il tutto che la stessa natura richiede. Spesso si ha la sensazione di essere in conflitto fra Io e altri, fra me e l’io. Fra i propri desideri e la realtà che ci circonda, fra il proprio volere e le cose possibili.

Ma vivere con arte non è accentuare il conflitto ma armonizzare la dualità. Vivere richiede una visione spirituale della vita. Attenzione a non spaventarsi dal sostantivo “spiritualità” essa è ciò che armonizza tra interno ed esterno (P. Riccardi, Parole che trasformano, psicoterapia dal vangelo. Ed. Cittadella Assisi 2016). «Allora il Signore gli disse: Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità» Lc, 11, 39). L’intento terapeutico di Gesù è armonizzare. Esistono gli opposti che suonano in armonia non l’opposizione che ostacola tra il dentro e il fuori, tra il sentire e il comportamento.

Qualcosa di analogo avviene quando ci interroghiamo sui nostri processi interni e scopriamo che i nostri comportamenti sono disgiunti dal nostro sentire emotivo. Chiamiamo, secondo la scienza psicologica, incongruenza interna, incoerenza, distonia questa percezione.

Facciamo attenzione alla cultura della dualità. Come psicologo e psicoterapeuta ascolto diverse espressioni: “Io sono”, “io faccio”, “io dico” ed altro affermazioni che spesso tradiscono un visione di se separatista. Ma cos’è questo Io che vede l’altro me? Sono forse scisso? A partire dal racconto della Genesi (Genesi 2:21-24) si descrive il processo di unità, unione nell’affermazione “una sola carne” per indicare come anche i nostri copri sono unità indivisibili facente parte del tutto. La consapevolezza di sé è giungere a questa convinzione, diversamente saremo costretti ad iper osservarci facendo di noi stessi la barriere della consapevolezza assoluta.

Provate ad osservare il respiro prima o poi viene voglia di modificarlo perché diventa alterato, ma se provaste a lasciarvi andare a respirare entrate in armonia e siete nel tutto. La società dell’immagine ci dice che dobbiamo prendere, ottenere, perfezionarci, stare bene, vivere da felici e mentre ognuno vuole tutto questo, indirettamente, ostacola il processo naturale dell’essere «Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà (Mt 16,24-28). Non è questo solo un monito per seguire Gesù ma è anche un avvertimento psicoterapeutico dell’uomo di oggi che nel tentativo di arricchirsi si priva della libertà. Mentre il vivere è qualcosa di spontaneo e ciò che è spontaneo è libero. Non puoi dire al bambino: “sii spontaneo”, perché dal momento che il bambino vuole essere spontaneo si dirà: “devo essere” come mamma e papà mi dice.

Il Devo diventa la costrizione interno ad essere non spontaneo. Ciò che è spontaneo scorre, e non trova ostacolo. Il fiume scorre spontaneo e si infiltra tra le rocce e le supera seguendo semplicemente la forza della natura. L’esistenza è spontanea. Molti insonni lo sono perché si costringono a dormire, alterando il flusso spontaneo e naturale del momento opportuno per dormire perché si impongono di dormire. Il devo crea tensione e costrizione. Questa è la radice del controllo che agevola una grossa quantità di problemi. Ogni qual volta ci imponiamo su noi stessi, ci diciamo “devo”, facciamo resistenza sulla spontaneità. Lasciamo che le cose accadono è il fondamento dell’essere spontanei ma è anche il fondamento dell’antropologia cristiana del non spaventarsi per le cose che accadono intorno a noi! (Lc 21,5-19). La realtà è che siamo immersi in un sistema che ci dice sin da bambini cosa dobbiamo e non dobbiamo fare per essere felici, per realizzarci. Ci abituiamo al sistema, studiamo e lavoriamo tanto per realizzarci.

Poi arriva la resa dei conti in cui raggiunta la sognata meta della realizzazione si avrà il tempo del raccolto e si scopre che non si è vissuti. Si va in pensione non avendo le energie del riposo, mentre la vita è scorsa. Che paradosso. Lo psichiatra Viennese Viktor Emil Frankl ideatore della terza scuola viennese di psicoterapia sintetizza tutto quanto con l’affermare che o viviamo di conformismo, facendo ciò che altri fanno, o di totalitarismo facendo ciò che altri ci dicono di fare (teoria e terapia delle nevrosi ed. Morcelliana 2000).

E tu da che parte stai?

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