Quel contenitore chiamato televisione

L’avvento del mezzo televisivo è stato un passo fondamentale nel processo comunicativo.
Attorno al grande schermo il bianco e nero catturava l’attenzione di tutti, piccoli e grandi che aspettavano con ansia i primi telequiz, le puntate di sceneggiati entrati a far parte della storia, spettacoli da non perdere come Sanremo.

Canzoni e non solo perché accanto alle melodie c’erano anche le accurate scenografie di racconti famosi della narrativa italiana.
Poche persone possedevano la televisione, spesso si radunavano famiglie intere a casa di conoscenti o parenti oppure si andava al bar dove si ricreava l’ambiente di un piccolo cinema popolare.

Era il periodo della rinascita economica del nostro paese e si guardava alla modernità con l’interesse e il desiderio di possedere i primi elettrodomestici, automobili progettate per famiglie, capaci di rispettare il senso di funzionalità più che di bellezza estetica.

La televisione  nel tempo è diventata una presenza assidua nel nucleo familiare, talmente assidua da diventare quasi una indispensabile voce da cui spesso si distilla quel succo di vita che permea la nostra società.

La teledipendenza è ormai un fatto statisticamente rilevato che condiziona e “istruisce” piccoli e grandi sull’onda di notizie più o meno importanti. Il pettegolezzo, la critica che un tempo era anche un mezzo di comunicazione sociale ha lasciato lo spazio al mezzo televisivo che dispensa ad ogni ora consigli, opinioni, tavole rotonde, di tutto e di più per far sì che l’audience raggiunga il target desiderato.

Spesso i bambini sono lasciati soli davanti alla televisione, essa è diventata un sostituto del dialogo che manca tra i membri della famiglia e quasi sempre non esiste un “filtro” che possa veicolare in modo adeguato i messaggi spesso violenti e ambivalenti che vengono trasmessi.

Da “mamma” la televisione sembra diventata una “matrigna” che non trasmette cure amorevoli e sentite né educa al senso estetico e alla serena visione di quel mondo che, nonostante tutto, può riservare ancora sentimenti di scoperta indispensabili per il pensiero critico e non omologato.

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