Ricerche pionieristiche – bullismo

Nell’ambito della valutazione dei programmi d’intervento contro il bullismo, due esperienze risultano particolarmente rilevanti per complessità, spessore teorico e risonanza avuta nella letteratura internazionale. Esse sono l’esperienza scandinava promossa da Dan Olwus (1993) e l’esperienza inglese coordinata da Peter K Smith (Smith e Sharp, 1994). Ambedue i progetti presentano tratti comuni prevedendo una articolazione degli interventi dal piano istituzionale fino al livello dei singoli bambini coinvolti nel problema.
Olweus ha realizzato il programma in 42 scuole dell’area di Bergen (Norvegia) nel periodo 1983-1985 con risultati molto soddisfacenti : le scuole partecipanti hanno visto una riduzione del fenomeno attorno al 50 %. Il programma prevede un intervento su tre livelli : a livello di sistema scolastico si prevedono alcune iniziative tese a sollecitare l’attenzione sul problema; a livello del gruppo-classe l’autore prevede l’elaborazione di un sistema di regole contro le prepotenze, incontri di classe tra i ragazzi, attivazione di occasioni di apprendimento cooperativo; a livello del singolo individuo l’obiettivo è quello di modificare i comportamenti sia del bullo, sia della vittima.
Il progetto inglese risulta più dettagliato e più ricco di strategie di intervento. È stato realizzato su un campione di 24 scuole dell’area di Sheffield, nel periodo 1991-1993, riscontrando buoni risultati con una diminuzione del fenomeno del 25 %. In esso si propone come strategia centrale l’elaborazione di una politica scolastica contro il fenomeno delle prepotenze tra ragazzi. Tale intervento si colloca sul piano sistemico e istituzionale. Olweus  utilizzò come primo strumento (1973, 1978, 1993) su larga scala un questionario elaborato appunto in occasione della campagna nazionale norvegese contro il bullismo.
Si tratta di uno strumento autovalutativo, a somministrazione collettiva di classe, anonimo, con 28 domande a risposta multipla suddivise in 10 sezioni (sesso, subire prepotenze, parlare delle prepotenze subite, fare prepotenze, parlare delle prepotenze fatte, stima degli studenti che fanno/subiscono prepotenze, percezione e consapevolezza del problema, prepotenze al di fuori della scuola, relazioni ed amicizie tra coetanei, atteggiamenti verso le prepotenze).
Il campione si componeva di oltre 130.000 studenti di scuola elementare e media norvegesi. Dai risultati emerse che ben il 15% della popolazione esaminata fosse coinvolta nel fenomeno, ricoprendo il ruolo di bullo o vittima. Uno studente su sette è esposto al rischio di diventare bullo o vittima; in particolare il 9% è costituito da vittime, il 7% da bulli e l’1,6% da una categoria intermedia ai due profili.
I risultati mostrano che la percentuale di studenti vittime diminuisce con l’aumentare dell’età. I risultati relativi alle forme di bullismo diretto, inteso come attacco aperto nei confronti della vittima, vedono i maschi, soprattutto nelle classi della scuola media,  maggiormente esposti al bullismo rispetto alle femmine, le quali sono invece maggiormente esposte a forme di bullismo indiretto.
Il bullismo agito attraverso mezzi fisici è quindi più frequente nei maschi; le femmine adottano infatti modalità di molestia più sottili e indirette. Nondimeno la molestia agita senza ricorrere all’uso di mezzi fisici è la più comune forma di bullismo anche tra i maschi. I maschi, inoltre, sono per gran parte responsabili del bullismo rivolto alle femmine.

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