L’alterazione dei ritmi veglia-sonno sembra avere conseguenze negative sull’età cerebrale delle persone impegnate in lavori notturni o in turni anomali.
Questo è quanto rivela una recente ricerca franco-gallese che mette in evidenza l’invecchiamento cerebrale precoce di persone che hanno lavorato di notte per un periodo di dieci anni, esse possiedono una capacità mentale paragonabile a un individuo più vecchio di sei anni.
Il cervello riacquista le sue reali capacità biologiche quando gradualmente e per alcuni anni vengono ristabiliti i ritmi naturali veglia-sonno.
I ritmi circadiani sono regolati da una serie di meccanismi interni all’organismo ( orologio biologico) e dagli stimoli esterni ( luce-buio).
Negli animali il letargo risponde a queste leggi naturali che anche nella specie umana riveste una grande importanza perché indica l’adattamento dell’uomo con la natura e i suoi cambiamenti climatici e stagionali.