Sexting; scambio di foto sessualizzate

Il 25% dei teenager condivide tramite smartphone, tablet e pc immagini di sé con espliciti riferimenti al corpo sessualizzato.

Se da una parte il riferimento alla sessualità può essere normale nello sviluppo del comportamento sessuale dell’adolescente, dall’altra diventa pericoloso attraverso il digitale in virtù del fatto che manca della vera e autentica esperienza della intimità consensuale. Tipiche delle prime cotte d’amore.

Nel 2017 l’Osservatorio Nazionale Adolescenza ha pubblicato una ricerca su 8.000 ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 19 anni, i cosiddetti “millennials” coloro che trascorrono gran parte delle ore sui social. Tempo che non passa inosservato dato che compromette una serie di comportamenti a rischio Cyberbullismo, dipendenza da social, Hikikomori (dalle parole hiku “tirare” e komoru “ritirarsi” termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale.

Tra i comportamenti a rischio è in costante crescita il sexting, tra adolescenti. La parola “sexting” deriva da due termini inglesi: “sex” e “posting” che unitamente significano inviare per mezzo digitale immagini di sé con evidenti connotazioni sessuali.

Il sexting benché praticato da adulti si rivela particolarmente problematico per i minorenni, sempre più in aumento con molta leggerezza e superficialità senza rendersi conto degli effetti indesiderati, a volte irrimediabili che tale comportamento può avere. Si sa che immagini postate su internet o sui social possono assumere carattere globale senza più controllo.

È il caso degli adolescenti e giovane adulte che si sono suicidati per la vergogna della gogna mediatica delle loro immagini postate. Si richiede un’opera preventiva da parte degli adulti che sappiano incontrare le esigenze del mettersi in mostra, tipica del giovane, e il rispetto di se stessi come persona avente valore.
La nostra è una società dove valori come il rispetto, l’amicizia, il Bene altrui passano in secondo pur di mostrarsi. È la società dove conta più l’apparire che l’essere. È la società del culto dell’apparire (Riccardi P., Ogni vita è una vocazione, per un ritrovato benessere. Ed. Cittadella Assisi 2014).

È la società del biglietto da visita sempre pronto a far colpo e dall’implicito motto “sono importante non per quello che sono ma per come mi vedono che appaio”. Trova terreno fertile, il motto nei comportamenti di sexting, che utilizzano la seduzione e la sessualizzazione nel tentativo di essere apprezzati e valorizzati.

È chiaro che serve una vera e propria emergenza educativa atta a sviluppare programmi di prevenzione ed educativi per quei comportamenti che ledano il rispetto della propria intimità, e della propria persona.

Una politica preventiva ed educativa che abbia una antropologia chiara dell’amore proprio “amare il tuo prossimo come te stesso” (Matteo 22, 37) indica una relazionalità non egoistica centrata solo su se stessi ma a partire dall’amor proprio che è normale e fa bene.

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