Si può insegnare senza annoiare?

Gli alunni sembrano sempre più demotivati, assenti, poco coinvolti nello studio

Le discipline scolastiche restano sempre le stesse, soprattutto quelle che riguardano la cultura storica e letteraria, il sapere ancorato alle radici delle nostre conoscenza.

Insegnare ora più che mai è diventata una sfida, un tentativo spesso non riuscito di attirare interessi, desideri e curiosità. La generazione del “mordi e fuggi” da’ spesso tutto per scontato, cerca stimoli e diversivi sempre più futili e superficiali che esulano dall’impegno e dalla riflessione.

Lo studio presuppone sacrificio e disponibilità che per i giovani di oggi non sono attitudini frequenti e richiedono di andare oltre quello che è immediatamente fruibile e appagante. Le materie tecnico-pratiche possono suscitare più interesse ma comunque la pratica ha bisogno sempre di una piattaforma teorica da elaborare e memorizzare.

Per insegnare senza creare passività e indifferenza bisognerebbe sempre partire da spunti reali e facilmente reperibili nel contesto della quotidianità in modo da stimolare la motivazione ad apprendere.

Non è facile ma può essere un metodo adeguato per rendere le lezioni più concrete, un primo inizio per sviluppare problematiche più complesse e generali. Una volta l’insegnamento era un travaso di informazioni ex-cattedra che non presupponeva contraddizioni e incertezze e l’apprendimento era quasi sempre mnemonico e ripetitivo.

Ora i riferimenti si sono invertiti e sono gli alunni ad orientare la lezione se riescono ad esprimere interesse verso il dialogo educativo. Insegnare senza annoiare è una sfida che rende questa professione un banco di prova per il docente ma anche una opportunità degli alunni per contrastare apatia e indifferenza, i mali della società che rendono tutto più appiattito e uniforme e per questo sicuramente privo di originalità e personalizzazione.

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