Storie di quotidiana ingiustizia

La cronaca ci mostra lo spaccato di una società dove le frange di violenza sono sempre più presenti e corrodono lentamente il valore e il significato delle istituzioni.

Ci sono storie che non vorremmo mai ascoltare perché troppo crude, ingiuste, penose. Nei dibattiti e tavole rotonde si cerca di interpretare, spiegare eventi delittuosi sotto il profilo psicologico e giuridico invocando sempre la giusta pena per i colpevoli dei reati.

Ma quello che il senso comune invoca spesso non si uniforma alla prassi giuridica e penale che procede su binari diversi lasciando un profondo senso di ingiustizia sia per le vittime che per i familiari. La perdita delle persone care è un evento sempre triste ma lo è ancora di più se quella decantata e auspicata giusta pena si perde nei meandri di  pratiche processuali infinite.

Il dolore di chi resta non ha voce e continuare a credere nella giustizia vera diventa un pallido ideale di verità ed equità da conservare come ricordo. In tutti i tribunali c’è scritto che la legge è uguale per tutti e questa frase sembra racchiudere il senso di uguaglianza che dovrebbe accomunare tutti i cittadini davanti alle norme della società civile.

Ci sono storie, nomi, persone che hanno vissuto e vivono sulla loro pelle la inadeguatezza di sentenze formalmente perfette che tuttavia non riescono a dare il giusto peso al l’ingiustizia subita.

La bilancia è il simbolo della giustizia, su di essa il peso dei diritti e doveri rappresenta un dettato costituzionale da mettere in pratica nella vita quotidiana, quella vita che vorremmo riconosciuta, rispettata, difesa in nome di un codice etico nel quale tutti, nonostante tutto, cerchiamo  di rispecchiarci.

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