Stranieri, a scuola pochi problemi ma resta l’emergenza Bullismo

Tratto da Repubblica

Indagine di psicologi del Cnr nelle scuole dell’Italia centrale

Il disagio giovanile incide molto più dei contrasti culturali. Bersagliati i più fragili, ma c’è anche un "razzismo al contrario". Le famiglie immigrate a volte ostacolano la socializzazione.
di GIANVITO LO VECCHIO

ROMA – Filippini e sudamericani, magrebini e albanesi, ma anche cinesi e africani. E italiani, naturalmente. Sono gli alunni della nuova scuola italiana, sempre più multietnica, dove ormai il 5% degli iscritti è di origine straniera. E dove, a dispetto di pregiudizi e luoghi comuni sull’incompatibilità tra culture diverse, bambini e ragazzi di continenti diversi si inseriscono senza particolari difficoltà. A volte, i genitori immigrati ostacolano la socializzazione dei figli e resiste il problema del bullismo, subito spesso dagli studenti più fragili. Ma in generale, dice una ricerca del Cnr, l’integrazione comincia proprio a scuola.

E’ questo il risultato di un’indagine fatta da due psicologi dell’Istituto di scienze della cognizione, Camilla Pagani e Francesco Robustelli, su 10 istituti dell’Italia centrale (tre superiori, cinque medie, due elementari). "Abbiamo selezionato un campione abbastanza rappresentativo della scuola italiana – spiega la ricercatrice – intervistatando collettivamente gli insegnanti su vari aspetti dell’inserimento degli studenti stranieri". Dai rapporti con i compagni di classe all’influenza delle famiglie. Che qualche volta, per motivi diversi, mettono i bastoni tra le ruote alla piena integrazione culturale dei ragazzi.

Bullismo e disagio giovanile
In quasi tutte le scuole, spiegano i ricercatori, non ci sono state particolari difficoltà nell’inserimento dei "nuovi" studenti. Soprattutto quando sono in Italia da qualche anno e qui hanno frequentato la scuola materna ed elementare. Solo un insegnante su 86 ha detto espressamente che i rapporti tra italiani e stranieri non sono buoni, "ma il problema si inserisce in quello più generale del bullismo". Una piaga sempre più diffusa, difficile da sanare e legata, secondo maestri e professoresse, al disagio giovanile.

I rapporti difficili tra i ragazzi, spiega la Pagani, "non sono dovuti tanto a contrasti culturali, ma a ragioni di carattere psicologico. Spesso le vittime dei ‘prepotenti’ sono gli studenti più fragili, magari appena arrivati in Italia e ancora disorientati nel nuovo ambiente. Alcuni insegnanti però – aggiunge la studiosa – hanno raccontato anche episodi di ‘razzismo al contrario’. Ma spesso, dicono, sono forme di reazione aggressiva alle difficoltà incontrate nell’inserimento".

Famiglie invadenti e un po’ di razzismo
Ma non c’è solo un problema di disagio giovanile. Alcuni insegnanti, soprattutto nelle scuole superiori, hanno raccontato che a volte ragazzi di nazionalità diverse non si frequentano molto fuori da scuola. E la responsabilità, per i docenti, è soprattutto delle famiglie degli studenti stranieri, in particolare filippini e islamici. Comunità a volte chiuse, che non sempre incoraggiano la socializzazione dei membri più giovani. "Ma non c’è solo il fattore culturale – precisa Camilla Pagani – Spesso incidono anche le difficoltà economiche delle famiglie immigrate, l’impossibilità o l’imbarazzo di ospitare gli amici dei figli in case piccole, umili, poco accoglienti".

E poi c’è il razzismo, antica questione. In un paio di istituti superiori, alcuni professori si sono detti preoccupati per la diffusione di atteggiamenti razzisti tra gli alunni, in particolare verso neri, zingari ed ebrei. Ma il fatto che questa denuncia arrivi solo dalle superiori, con ragazzi più grandi e condizionati da altri fattori, "conferma i risultati della ricerca”, sottolineano i due studiosi. Nelle scuole elementari, infatti, molte maestre hanno raccontato che l’inserimento dei bambini stranieri è stato molto facilitato dalla collaborazione dei coetanei italiani. E spesso anche i docenti sono diventati veri punti di riferimento per i ragazzi, anche dopo la fine del ciclo scolastico.

Professionalità e luoghi comuni
L’indagine del Cnr, conclude la ricercatrice del Cnr, è stata utile però anche per altri motivi. In maniera indiretta, infatti, i due studiosi hanno scoperto pian piano anche l’atteggiamento degli insegnanti verso i "nuovi studenti". La loro sensibilità e professionalità nell’educare ragazzi di culture diverse. "E’ emerso un panorama molto variegato – spiega la Pagani – Abbiamo incontrato professori e maestre molto preparati e professionali, ma anche persone piuttosto indifferenti al problema dell’inserimento degli stranieri, o con un approccio molto superficiale".

Resistono luoghi comuni banali su presunte culture remissive e ribelli: da "i bambini neri molto dolci" a "i ragazzi sudamericani più aggressivi". Ma sono luoghi comuni, sottolinea la Pagani, "non basati sull’esperienza o su una vera conoscenza di culture diverse. A volte, da singoli casi viene ingenuamente dedotta una regola generale. Ma l’integrazione e la convivenza sono problemi più complessi, e le semplificazioni non servono a niente".
(2 settembre 2006)

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