La realtà spesso ci trascina oltre l’immaginazione e la fantasia, peccato dover rinunciare a quello spazio ideale che tutti conserviamo nella mente ma diventa, con gli anni, sempre più distante e privo di vita.

Se solo si riuscisse a far emergere dalla memoria le emozioni e i desideri più profondi tutto diventerebbe meno meccanico e razionale. Ragione e sentimento non sono poi contrapposti, l’una nell’altro riescono a dare un senso alla vita, a rinnovarla con consapevolezza e entusiasmo, nonostante gli anni che avanzano.

La narrazione di un evento, di una storia, di un ricordo è una pratica sociale che insegna, trasmette e testimonia il legame che ci unisce agli altri, il senso di appartenenza nel quale possiamo conoscerci e riconoscerci senza apparire e voler essere diversi da come siamo.

Un racconto per l’estate è uno spazio da coltivare, una strada da percorrere per guardarci dentro e ricordare la nostra storia, immagini che il tempo sbiadisce e sembra voler cancellare senza lasciare traccia.

Le piccole storie personali, le grandi Storie nelle quali immergiamo pensieri e desideri riescono a consolidare le nostre radici, a ricordarci che il tempo non trascorre invano ma accompagna le stagioni e di esse ne assorbe la linfa del cambiamento.

Un racconto per l’estate, i gesti quotidiani della vita di sempre racchiudono spesso il segreto della semplicità, degli affetti e dei legami con le cose e le persone che ci sono vicine, lo spazio che la mente accoglie e restituisce e protegge dalla  indifferenza e dalla solitudine, le criticità del nostro tempo che generano malessere, insofferenza e abbandono.

Ciò che conserviamo nei ricordi è un patrimonio di esperienza che unisce ragione e sentimenti, il filo di Arianna con il quale unire il prima e il dopo, il passato e il futuro, i pezzi di un mosaico che gli eventi della vita hanno mescolato e separato e che la buona stagione illumina di nuova luce.