Virtuale e reale

Molti giovani trovano nella virtualità lo spazio di libera espressione, un luogo dove liberare e trasformare sentimenti, emozioni, desideri.

Un gioco ripetitivo e spesso compulsivo che ha come conseguenze quelle di renderli sempre più lontani ed estranei alla realtà vera.

La virtualità alimenta nelle persone fragili il senso di potere e sicurezza, la capacità di cambiare quando e come si vuole in un ventaglio di immagini che concretizzano idealmente un modo di essere e di apparire di fronte agli altri. Il rischio di essere intrappolati nelle maglie della rete diventa una sfida con se stessi, un percorso obbligato che sviluppa dipendenza e isolamento.

Gli strumenti multimediali sono diventati purtroppo il pane quotidiano, necessari per molti contesti ma comunque mezzi sostitutivi ma non compensativi della comunicazione interpersonale. Il mondo diverso nel quale i ragazzi si rifugiano diventa un abito che si indossa, una seconda pelle o forse una corazza nella quale rifugiarsi per sentirsi sicuri e protetti.

La realtà per fortuna rappresenta un banco di prova unico e irripetibile, anche gli insuccessi e le contrarietà che si presentano possono e devono diventare occasioni di crescita e di superamento dell’egocentrismo adolescenziale.

È possibile svegliare questa sorta di narcosi comunicativa? L’uso della parola come dono ed  espressione di vera ed efficace interazione  educativa lo descrive  M. Recalcati :” Le parole sono vive, entrano nel corpo, bucano la pancia: possono essere pietre o bolle di sapone, foglie miracolose.

Possono fare innamorare o ferire. Le parole non solo sono mezzi per comunicare, non sono solo il veicolo dell’informazione, come la pedagogia cognitivizzata del nostro tempo vorrebbe farci credere, ma sono corpo, carne,vita, desiderio. Noi non usiamo semplicemente le parole, ma siamo fatti di parole, viviamo e respiriamo nelle parole”.

La comunità educante ha il compito di trasmettere questo senso e significato alle parole, parole spesso abusate nel linguaggio gergale dei giovani che hanno bisogno ora più che mai di esse per esprimere sentimenti, emozioni, un linguaggio  emotivo purtroppo dimenticato e ignorato.

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