Vittime annunciate?

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Tra non molto, spero, ci sarà un appiattimento della curva epidemiologica, indice che la diffusione virale tenderà a diminuire.

Controlli a tappeto per chi trasgredisce i limiti e i divieti imposti e per superficialità o incoscienza non si attiene alle disposizioni governative. Gran parte dei cittadini tuttavia hanno preso atto della gravità del problema e sono rispettosi del distanziamento sociale, delle norme di sicurezza e dei dispositivi di protezione da usare quando si esce per necessità. 

Tuttavia c’è da rilevare che  molte e forse troppe sono le vittime di questa emergenza sanitaria, in primo luogo i medici, gli infermieri e  operatori della sanità. Questi, che definiamo eroi quotidiani e verso i quali nutriamo sentimenti di gratitudine e orgoglio nazionale, hanno svolto spesso il loro dovere senza i dispositivi indispensabili in casi di epidemia.

Per la scarsità dei mezzi di protezione si sono trovati ad avere tanti contatti con pazienti portatori del virus e hanno, nonostante tutto, continuato a fare il loro dovere contraendo l’infezione e le  tragiche conseguenze.

Penso, senza voler fare inutili polemiche, che in questo paese manchi ancora una politica del sociale adeguata, la tutela delle fasce a rischio che in questa circostanza sono state lasciate sole a combattere e ad agire per salvare tante vite umane.

Uno Stato che sia tale ha il dovere di tutelare le fasce più deboli predisponendo in largo anticipo  tutte le risorse per fronteggiare le emergenze. In questo caso sono stati lasciati soli i medici di base e gli ospedalieri ma in altre situazioni, vedi femminicidio, le vittime che hanno ripetutamente denunciato mariti e compagni violenti.

Dicono spesso che le leggi ci sono, certo, ma applicarle diventa un iter infinito di burocrazia e inefficienza di competenze. Le vittime annunciate non possono più parlare, esprimere il loro pensiero, le loro rimostranze e accuse  verso le istituzioni.

Lo facciamo noi, nel limbo dell’incertezza e della velata speranza di vedere cambiare tante cose che non vanno. Ricordare queste persone è un dovere, ci sono  stati e ci saranno forse tanti eroi che nella quotidianità del loro lavoro continueranno a credere in quei valori di cui lo Stato non è, nel concreto, fedele e accurato portavoce.

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