Ognuno di noi nella vita si è trovato di fronte a momenti critici che hanno messo in discussione certezze, punti di riferimento, affetti familiari e amicali.
Poiché siamo tutti diversi le reazioni sono varie e riflettono il nostro vissuto esistenziale ed esperenziale, l’emotività manifesta o l’introversione che caratterizzano il nostro carattere. Non è tuttavia utile allontanare o ignorare il dolore come se fosse un danno dal quale proteggersi ad ogni costo.
Esiste la vita e il suo contrario e le radici delle grandi civiltà ci insegnano ancora che esse fanno parte di un ciclo naturale destinato a ripetersi e a rinnovarsi sempre.
Forse nel dolore più che nei momenti felici si possono accogliere e condividere con gli altri sentimenti profondi che uniscono ,se il peso morale che ne deriva viene esternato ed espresso spontaneamente e senza filtri.
Il termine “compassione” letteralmente significa ” soffrire insieme” e non rappresenta soltanto un atto di pietà e di commiserazione ma un’osmosi di sentimenti che rompono l’isolamento e la solitudine di chi soffre e vive momenti di difficoltà.
Tante sono le storie che ci fanno capire come la sofferenza condivisa possa diventare un punto di forza che impegna nuove energie di resilienza. I bambini possono e devono imparare che nella vita esiste il dolore come strumento di crescita e di cambiamento e che da esso si può trarre più forza e coraggio.
La morale delle favole, d’altronde, insegna proprio a comprendere come si possono sfidare gli eventi contrari, a trovare dentro di se’ il coraggio di reagire per superare gli ostacoli.
Ignorare il dolore o relegarlo a un fallimento generale della vita significa anche perdere le opportunità di mettersi in gioco e di riscoprire, in quello che sembra il buio totale, uno spiraglio di luce, una nuova vita che può diventare il punto dal quale ripartire con più consapevolezza e determinazione.