La magia di Babbo Natale

Da tempo immemore popola le leggende, i miti, le tradizioni di tutto il mondo. Quel vecchietto panciuto, con le guance tonde e il cappello rosso in testa, viaggia su e giù nell’immaginario collettivo, guidando una slitta colma di regali da consegnare ai bambini. Ed è strano, per certi versi contraddittorio, che la sua esistenza, sempiterna e indiscussa, duri da tanto tempo solo per essere prima o poi smentita. Perché arriva per tutti i bimbi, presto o tardi, il momento di apprendere dalle labbra dei genitori che Babbo Natale è soltanto un’invenzione, una delle tante che si raccontano per mostrare il mondo in una foggia migliore e realizzare tutti i sogni. O magari sono i bimbi stessi a comprenderlo da soli, in un’epoca in cui la capacità evolutiva, agevolata da una stimolazione ambientale spesso eccessiva e precoce- corre più velocemente della fantasia, mortificandone la dimensione e il contenuto.

Il possibile valore evolutivo di Babbo Natale

Credere che Babbo Natale sia soltanto il personaggio di tradizioni tramandate nei secoli, o un’invenzione creata apposta per l’universo infantile e guardata dai grandi con un occhio di amorevole indulgenza, sarebbe fare un torto a questo immortale vecchietto dalla barba bianca.

In uno stadio evolutivo in cui il bambino, malgrado il pensiero egocentrico ad autoriferito, ha assoluta necessità di sentirsi amato e protetto, Babbo Natale rappresenta una preziosa occasione di farlo sentire esattamente così: amato e protetto da qualcuno di magico, onnipotente e assolutamente buono, che tanto richiama la visione idealizzata del genitore. Nella sua figura rassicurante e tenera, simile a quella di un nonnino affettuoso, il bambino simbolizza inoltre un’immagine di serenità e coesione interiore con la quale costruire la realtà, liquidare le paure, entrare in contatto con la propria dimensione emotiva e con quella altrui.

L’attesa del suo arrivo lo aiuta a procrastinare la gratificazione di desideri e sogni, e intanto lo induce a costruire una serie di micro ritualità che, apparentemente necessarie a rispettare la tradizione, rappresentano una serie di preziose interazioni con la figura genitoriale: attesa di ricevere i regali, trepidazione nel momento in cui scrive la letterina, stupore nell’aprire i pacchetti, la mattina di Natale, sotto lo sguardo amorevole dei genitori che fingono di non saperne nulla. Queste preziose esperienze affettive, una volta interiorizzate, saranno in grado di alimentare gli aspetti simbolici di una dimensione emotive fiduciose nel Sé e nell’adulto.

Il bambino non sa nulla di questo strano personaggio vestito di rosso: da dove arrivi, dove sia diretto, come abbia fatto ad arrivare. Si affida soltanto ad una fiduciosa attesa, la stessa che nella vita lo aiuterà a creare preziose occasioni di resilienza. Ma anche ad impegnarsi per raggiungere buoni risultati e giusti comportamenti, in una motivazione che da estrinseca- Babbo Natale notoriamente premia soltanto i bambini buoni!!- verrà interiorizzata e si tramuterà in atteggiamenti empatici e socialmente orientati.

Il tutto su uno sfondo in cui la realtà e la fantasia, per una volta, confondono i rispettivi confini in un abbraccio pacificatore, che cessa di metterle l’una contro l’altra garantendone l’incontro evolutivo.

Certo i bambini non sono in grado di comprender tutte queste cose. Babbo Natale è per loro solo una fantasia incantevole, la bella immagine di un vecchietto che porta i regali se sono stati buoni, una bella fiaba a cui scelgono di credere con quella fiducia ingenua e assoluta che sempre mostrano verso i racconti dei grandi.

Sarà necessario diventare adulti per scoprire quanto in realtà questo nonnino vestito di rosso continui ad esistere veramente, in ognuno di noi, sotto le spoglie di un nostalgico affettivo, di un paterno idealizzato e onnipotente che aiuta e protegge, se siamo buoni e sappiamo aspettare. Un’immagine salvifica e potente della quale non dovremmo mai liberarci del tutto, per lasciarci affascinare da una verità che la fantasia, ben più di una logica talvolta sopravvalutata, è in grado di costruire.

Babbo Natale rappresenta un patrimonio evolutivo, prima ancora che culturale. E per quanto non rappresenti che il frutto di una tenera tradizione infantile, vale la pena preservarlo, nel cuore dei piccoli e anche un po’ in quello dei grandi, perché in virtù di una raggiunta maturità, nessuno cessi di vedere il potere incredibilmente “reale” con cui la fantasia è in grado di curare e venire in soccorso della realtà, quando più serve. Val la pena preservare l’età adulta da componenti di razionalità desertificante e disillusa, in grado di annichilire quel Sé ludico che tanto aiuta, anche al di là dell’infanzia, nella gestione dei problemi e nella ricerca della serenità.

In un anno particolare, nel quale c’è tanto bisogno di sognare, di credere, di avere fiducia, la presenza di Babbo Natale rappresenta una fonte di tenero ottimismo anche per gli adulti. Dunque non facciamoci scrupoli, e guardiamo tutti dalla finestra, verso il Cielo. Magari, tenendo gli occhi chiusi, riusciremo a vederlo davvero.

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