Il libro di V. Andreoli esamina il contesto socio-culturale in cui l’uomo si è evoluto.
Esteriorità e bellezza sono i miraggi di un’epoca che ha impegnato le sue risorse nel raggiungimento di una perfezione di immagine che rappresenta il lasciapassare per l’inclusione e il conseguimento dei propri desideri.
Questo riconoscimento sociale di visibilità passa attraverso i target che hanno come finalità il prototipo di una bellezza esteriore cristallizzata e quasi scolpita dall’uomo di superficie.
Quello che è dentro il “ contenitore” è stato messo da parte, ignorato ed emarginato perché poco importante nell’impatto delle relazioni interpersonali. Bellezza e potere sono un binomio inscindibile che si alimentano a vicenda e rappresentano l’isola della felicità che esclude il riconoscimento sociale alla diversità nelle sue varie forme.
In questo percorso di involuzione culturale l’homo sapiens sapiens si è trasformato nell’homo stupidus stupidus nel quale la bellezza e la stupidità sono il manifesto dell’immagine che la cultura odierna rappresenta.
Ritornare alle origini significa “ riempire” quel contenitore vuoto e dare significato e valore alla persona nella sua interezza perché l’uomo-immagine si è lentamente autodistrutto in una società liquida dove tutto scorre e non lascia tracce significative del suo passaggio.