La periferia fa parlare di sè, la cronaca quotidiana ci offre casi di quotidiana ingiustizia, il far west che mette in campo giovanissimi che del lecito e del rispetto della vita e della sua dignità non hanno contezza ne’ comprensione alcuna.
L’estate declina i suoi eccessi e le sue contraddizioni ai margini di una società che fatica a contenere episodi sempre più cruenti di illegalità e degrado.
Gli occhi della periferia sono chiusi dall’omertà e dal silenzio, giorni sempre uguali che si trascinano come bagagli invisibili tra spaccio di droga e conquiste di potere, il territorio che alimenta corruzione e visibilità in nome del dio denaro, l’unico miraggio possibile per cambiare regole e barattarle al miglior offerente.
Sui muri delle periferie la disincantata bellezza dei writhers sembra un’ancora di salvezza in un mare inquinato dall’abbandono e dall’incuria nel quale le finestre delle case sventolano panni stesi come bandiere bianche, simbolo della resa e della sottomissione al potere dell’illegalità che detta le sue leggi e innalza il muro del silenzio.
La violenza scorre tra le crepe dei muri delle case popolari, il giorno e la notte illuminano i percorsi di strade a senso unico che diventano i confini entro i quali l’innocenza sembra il lume di una flebile candela destinata presto a spegnersi. Il vento buono della riscossa delle periferie ha ancora bisogno di nuovo ossigeno, quelle risorse in grado di bonificare un territorio malato e dimenticato, la cura che possa rimarginare le ferite e ricreare un nuovo spazio mentale, culturale, parole, azioni, esempi da imitare e sostenere per difendere il benessere della collettività, l’educazione permanente come pane quotidiano da consumare per crescere in sintonia con il territorio.