La vigoressia: quella “estrema” ossessione per i muscoli

Sebbene la maggioranza dei disturbi alimentari colpiscano soggetti di sesso femminile, è giusto affermare che anche i maschi rischiano di soffrirne. Soprattutto durante l’adolescenza, quando il vissuto corporeo diventa oggetto di una trasformazione fisica ed emotiva che è difficile gestire.

Tra questi citiamo la vigoressia: quel disturbo caratterizzato da un intenso investimento affettivo per la muscolatura, considerata non soltanto come componente della fisicità, ma come aspetto fondamentale del Sé, il nucleo primario e imprescindibile dell’identità. Sotto un punto di vista clinico, il disturbo prevede la compresenza di una componente  cognitiva, identificabile nella  convinzione di possedere una muscolatura mai adeguata e sufficiente  – una comportamentale-riferita alla spasmodica attenzione per tutto quello che può favorire una perfetta forma fisica (allenamenti in palestra, esercizio fisico, diete ipocaloriche)  e una emotiva, legata alla convinzione che il corpo non sia mai all’altezza di intransigenti aspettative estetiche.

 UN’ANORESSIA AL MASCHILE

Le affinità col disturbo anoressico non sono poche. Anzi, sotto un punto di vista clinico potremmo definire la vigoressia un’anoressia al maschile. Anche in questa patologia la preoccupazione costante per il quantitativo calorico introdotto e per l’attività fisica svolta occupa infatti un ruolo centrale, quasi persecutorio, dal quale è impossibile sottrarsi.

L’obiettivo primario è quello di avere, e soprattutto di mostrare, una perfetta forma fisica; e se per l’anoressica questo si traduce nel raggiungimento di una magrezza spesso al limite della sopravvivenza, per il vigoressico è essenziale mantenere una struttura muscolare ipertonica, potenziata attraverso esercizi fisici lunghi ed estenuanti, diete iperproteiche- a volte anche poco avvedute- e non da ultimo tramite il ricorso ad anabolizzanti e farmaci “improbabili”, il cui effetto si ripercuote negativamente sul benessere psicofisico.

Ma i risultati non sono mai sufficienti. Il vigoressico – e qui torna il perfezionismo tipico dell’anoressia- non è mai abbastanza forte e tonico.

Il soma viene reso oggetto di continue squalifiche, giudicato con severità, sottoposto a brutali mortificazioni valutative a causa del suo essere tremendamente imperfetto. Ma la percezione dello schema corporeo è totalmente irrealistica. Come un dismorfofobico il vigoressico vede difetti laddove non esistono, e amplifica di in maniera iperbolica quelli che, pur presenti, sono lievi e trascurabili; per questo trascorre la maggior parte del suo tempo allo specchio, vittima di un pensiero invasivo e razionalmente ingestibile che gli impedisce di costruire un rapporto consapevole con la propria fisicità.

 È presumibile che questo attacco al Sé corporeo voglia comunicare un disagio inconscio e non verbalizzabile.

Incapace di accettare i propri limiti, il vigoressico trasla nella cura dell’immagine fisica il bisogno di mantenere una regolazione emotiva altrimenti a rischio, a causa di un’infanzia in cui è stato costretto a nascondere paure e bisogni affettivi al di là di un’immagine ineccepibile;  valorizzando ostinatamente l’aspetto estetico egli si illude di possedere il pieno controllo del Sé; egualmente è convinto che celare la propria debolezza al di là di una virilità millantata serva a renderla inesistente.

Il corpo muscoloso alimenta così l’illusione di una perfezione che  lo sostiene letteralmente, mettendolo al riparo da dal contatto con un mondo interiore fatto di angosce, abbandoni, fragilità inesorabilmente autentiche che disconoscere è il solo modo per contrastare.

Un disturbo mascherato

La vigoressia sta trovando una pericolosa diffusione nella popolazione maschile, anche post adolescenziale,  forse a causa della cultura basata sulla vacuità estetica nella quale stiamo vivendo. L’amore per il superficiale fa da eco ad una società isolante che teme l’intimità e le relazioni autentiche.  L’individuo si accontenta di una vita gestita in base a logiche di apparenza, riconoscendosi in un’immagine invincibile che crede sufficiente a gratificare  tutti i bisogni vitali.

Ma spesso, dietro la necessità di apparire si nasconde il fortissimo desiderio di essere. E al di là di un iperinvestimento corporeo, fatto per farsi guardare, si cela il bisogno di essere visti, forse per la prima volta, all’interno di una relazione autentica. 

Quello vigoressico è un disturbo sottostimato, celato al di là di minimizzazioni che lo sovrappongono ad una semplice attenzione per l’estetica, per la moda, per la forma fisica… qualcosa per cui in fondo, non è necessario allarmarsi. In realtà giungere ad una diagnosi tempestiva è fondamentale, soprattutto dati i rischi che la trascuratezza del disturbo può provocare sotto un punto di vista fisiologico- pensiamo ai danni comportati dal prolungarsi di diete iperproteiche e povere di carboidrati, dall’uso inconsapevole di anabolizzanti o da un eccessivo allenamento fisico- e ancor più sotto l’aspetto emotivo, data la frequente comorbilità con disturbi d’ansia e dell’umore che possono rendere più difficile la presa in carico e il trattamento.

È dunque necessario che i contesti maggiormente coinvolti nell’evoluzione– famiglia e scuola in primis-  svolgano al meglio il proprio compito, osservativo- supportivo, al fine di identificare tempestivamente situazioni bisognose di essere trattate evitando banalizzazione improvvide e peggiorative.

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