Aiutiamo le neo mamme: la figura della mamma PEER

La nascita di un bambino è uno tra gli eventi affettivamente più esaltanti della vita. Ma non sono solo rose e fiori. La gravidanza, cui fa seguito il parto, rappresenta il termine di un percorso di gestazione spesso complesso da gestire sia dal punto di vista logistico, sia sotto un aspetto più propriamente psicofisico.
La stessa dimensione di maternità, per quanto nella maggior parte dei casi fortemente desiderata, rappresenta un fattore di grande impatto nella vita della donna, che spinge a rinegoziare abitudini, ruoli, stili di vita. Non si tratta di un compito facile, anche a causa delle trasformazioni psicofisiche apportate dalla gravidanza, cui si correlano cambiamenti immunitari, neurologici e ormonali, spesso impattanti con la sfera emotivo- comportamentale.
La neo mamma ha bisogno di essere sostenuta nell’adempimenti dei nuovi compiti richiesti dalla presenza del bambino. E si tratta di un’impresa non facile, in cui il sostegno della famiglia o del compagno possono rivelarsi non sempre sufficienti; così come non può bastare, in tante occasioni, affidarsi al pur prezioso intuito materno, presente in ogni madre.
Nella maggior parte dei casi è richiesta la presenza di una figura competente. Qualcuno che sia in grado di fornire un supporto basato su esperienze personali, ma anche su un sapere professionale, frutto di competenze apprese in contesti di formazione specifica.
È con questo intento che nasce la figura della MAMMA PEER, termine inglese impiegato per indicare la presenza di una figura supportiva esterna alla famiglia, cui la neo mamma può fare affidamento nella gestione e nella cura del bambino.
In Italia se ne parla ancora troppo poco. Ma la sua presenza, già abbastanza diffusa, sta comportando notevoli vantaggi nella costruzione e nella gestione diadica. Vediamo più da vicino di chi si tratta.

CHI SONO LE MAMME PEER

Sono mamme che, forti di un’esperienza personale di base, decidono di fornire aiuto ad altre donne chiamate a fare i conti con la perigliosa condizione materna. Il loro non è un supporto professionale vero e proprio, per quanto strutturato sulla base di un corso di formazione specifico- svolto all’interno di contesti clinico sanitari con un monte ore pari a 20 o 30. È piuttosto il prodotto di una maternità aiutante liberamente fornita ed altrettanto liberamente accettata.
È un incontro simmetrico tra madri, in cui la presenza della peer non svolge un ruolo direttivo o didattico, ma di puro supporto, emotivo e materiale, costruito sulla base di intenti dialogici e collaboranti.
Proprio questo aspetto paritario, che abolisce qualsiasi tipo di soggezione gerarchica, rende l’insegnamento più diretto, motivato e responsabilizzante, senza per questo togliere credibilità e autorevolezza all’oggetto dell’apprendimento.
Ne risultano beneficiati anche gli aspetti emotivi: lungi dal suscitare sensazioni disforiche e di invasione dello spazio materno, la presenza della MAMMA peer è in grado di ridurre il livello stressogeno della neomamma, fornendole skills e coping operativi da impiegare vantaggiosamente nel contesto diadico, con notevole incremento della qualità della vita e del rapporto col bambino.
I corsi formativi hanno l’obiettivo di coniugare la competenza tecnica con un supporto emotivo esperienziale, consentendo la sintesi di quelle dimensioni che una neo mamma trova più difficili da integrare: affetto ed esperienza. Prontezza e prudenza. Sapere ciò che si deve fare senza averne paura. Muoversi al meglio senza temere di sbagliare.
Il sostegno delle mamme PEER si rivela maggiormente prezioso nella gestione del ritmo sonno-veglia, del processo alimentare e della cura fisica del neonato. Ambiti nelle quali le neo mamme lamentano un maggior livello di difficoltà logistiche e organizzative, soprattutto in presenza di problemi da parte del bambino ( ad esempio insonnia, impossibilità di alimentarsi con il latte materno, intolleranze alimentari) .
La mamma peer aiuta ad organizzare la nutrizione, a fronteggiare i problemi di addormentamento, a strutturare la giornata del bambino in una modalità che sia rispettosa dei suoi ritmi biologici.
Ma non si tratta di un’osservatrice della funzionalità diadica, né di un soggetto con funzione terapeutica. Il suo è un intervento meramente supportivo, in cui, al di là della preparazione tecnica, è il costrutto motivazionale a ricoprire un ruolo fondamentale: si tratta di mamme che vogliono aiutare altre mamme nella gestione logistico-emotiva di eventi legati al post partum, rivelando una capacità identificativa di matrice prettamente empatica, e per questo sintonizzata sui vissuti emotivi di un altro come me.
Per quanto la sua figura somigli a quello della Doula, è necessario riconoscere la presenza, in quest’ultima, di una preparazione professionale maggiore. Inoltre alla Doula non è richiesta una pregressa condizione materna, e il suo intervento si estende anche ad una fase precedente il parto, mentre la mamma peer può operare solo al termine della gravidanza.
Inserendosi in un contesto di volontariato, l’attività delle mamme peer è totalmente gratuita. Chiunque può avere accesso a questo ruolo, nel rispetto dei requisiti principali: essere madri e aver frequentato il corso di formazione tenuto presso le ASL competenti.

Qualche dato

Dopo aver ottenuto un riconoscimento formale anche da part delle associazioni OMS – UNICEF, il ruolo della mamma peer sta prendendo campo in molte realtà socio sanitarie del territorio nazionale. Sempre più professionisti si mostrano disposti ad organizzare corsi formativi specifici, dando testimonianza di aver riconosciuto l’innegabile valore supportivo, responsabilizzante e motivazionale di questa figura.
Numerose esperienza si stanno già svolgendo in Toscana, Lombardia, Trentino- le cui ASL, dopo aver aderito al progetto formativo- hanno stilato un registro nominativo nel quale inserire di tutte le mamme peer presenti nel territorio, consentendone l’assegnazione a qualsiasi neo mamma- residente nel territorio dell’ASL di riferimento – ne faccia richiesta.
Dato il beneficio empiricamente riscontrato nell’ambito della conduzione materna- le stesse donne che si avvalgono della presenza delle mamme peer ne evidenziano l’estrema utilità- si auspica una diffusione quanto più possibile ampia e duratura di questa forma di volontariato, al fine di migliorare le condizioni della donna e del bambino in una fase della vita per entrambi così delicata.

 

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