La città eterna si mostra per la prima volta nella sua naturale e intima bellezza.

Mai abbiamo potuto osservarla così vera e statica, imponente e nuda di fronte a se stessa.  Come in un territorio inesplorato sentiamo il rumore dell’acqua delle fontane, unica presenza di vita che, nonostante tutto, scorre e si rinnova per incanto.

Una favola triste, misteriosa e lontana presenza di un tempo irreale ma avvolgente, come velo disteso sugli occhi di chi la osserva con stupore.

Roma deserta e rinata, restituita alla sua regale imponenza, riempie il vuoto di giorni grevi e silenziosi, mostra il suo cuore e la sua anima, presente e passato di una storia inviolata e ancora libera di mostrare la luce del tempo che non muore. Roma perduta e ritrovata, riscoperta a una vita diversa senza la presenza degli uomini che la realtà delle cose ha reso estranei e impotenti di fronte al dolore di cambiamenti epocali.

Il Natale di Roma celebra la sua potenza e la sua fragilità, il suo silenzio e le sue grida, l’eco di un ritorno alla bellezza incontaminata che una guerra senza vincitori né vinti ha reso più pura e immortale. La città rispecchia nel fiume le sue ferite e come gli uomini cerca il suo riscatto per continuare a vivere e a raccontare a tutti una  storia vera, la Storia nella quale tutti possiamo ascoltare le parole che testimoniano il simbolo di speranza e di rinascita.

Le città deserte raccontano il loro passato, osservano il presente di giorni in cui il tempo si è dilatato e lo spazio ha assorbito rumori, voci, il caotico tran tran di chi fugge senza mai fermarsi. Siamo qui ad osservarle, cartoline senza destinatari, ci raccontano di un viaggio immaginario che tutto ha reso più vivo, doloroso, distante.

Vorremmo abbracciarle e tornare con loro a vivere la quotidianità dimenticando le paure che, come delicati cristalli, ci hanno fatto compagnia riflettendo i nostri dubbi, fragilità e debolezze.