Educare alle rinunce

Nella società del benessere dove tutto o quasi viene concesso ai figli per essere al passo con tutti i coetanei (indumenti griffati, smartphone, cellulare) la genitorialità come impegno educativo costante lascia il tempo che trova, ci sono pochi spazi di condivisione e dialogo educativo efficace.
Spesso l’amore e la cura sono sostituiti da oggetti concreti, regali o simili che, come un atto compensativo dimostrano affetto e dedizione senza tuttavia indicare e orientare verso una qualità relazionale tesa alla crescita psicologica necessaria, sottesa da empatia emozionale e sostegno, i punti di riferimento per trovare negli adulti la sicurezza nelle scelte e la spinta all’autodeterminazione.
I ragazzi, in questo contesto, immergono le loro fragilità in un mare di messaggi, il gergo virtuale che impera ormai in tutte le relazioni e che impedisce di guardare la realtà vera, il panorama in cui la vita mostra sempre due facce di una stessa medaglia. Il bene e il male esistono da sempre, come esistono errori e sconfitte, delusioni e dolori, solitudine e sconforto per non riuscire ad ottenere quello che si desidera.
Educare alle rinunce significa fare i conti anche con emozioni forti e destabilizzanti, sentimenti di inadeguatezza e fragilità che tuttavia servono ad attivare capacità latenti di resilienza che aiutano a riflettere, a confrontarsi con le proprie debolezze e a trovare percorsi alternativi di aiuto. Proprio per questo genitori ed educatori hanno il compito non facile di ascoltare non solo le parole, spesso poche ed evasive dei giovani adolescenti, ma soprattutto il silenzio nel quale il loro mondo si nutre di desideri, ansie, paure.
“Se diamo tutto ai nostri figli cresceranno senza passioni”. Dalle parole dello psichiatra Paolo Crepet possiamo capire l’importanza del significato della rinuncia, la necessità di sostituire le “coperture” materiali con il dialogo, l’empatia, la condivisione di sentimenti ed emozioni, l’ascolto senza giudizi o pregiudizi, l’accoglienza del malessere e del disagio nei quali spesso i ragazzi innalzano muri di incomunicabilità, la fortezza nella quale i fantasmi catturano energie e desideri, le aspettative necessarie per una crescita equilibrata nella quale si impara soprattutto dagli errori, dalle perdite ed anche dalle rinunce.

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