E la rabbia vola via!

Strategie di regolazione emotiva nel contesto scolastico

La rabbia è un’emozione primaria, innata e non appresa, presente sin dalle prime fasi della vita.

La sua insorgenza si riscontra al verificarsi di un evento negativo, limitante o privativo per il Sé, e in tutti quei casi in cui il soggetto si sente minacciato, ostacolato o frustrato nel raggiungimento di un obiettivo. La reazione che consegue alla rabbia è finalizzata al ripristino delle ragioni violate, oltre alla riaffermazione del Sé e del proprio potere decisionale.

La rabbia può spesso, e malauguratamente, degenerare nella violenza. MA NON SI TRATTA DI UN PERCORSO OBBLIGATO. Violenza e rabbia non devono necessariamente andare di pari passo.

È infatti possibile dominare la rabbia, regolarla e modularla consapevolmente nei vari contesti, in modo da evitare l’agito violento che rappresenta spesso la prima, ma anche la peggiore forma di espressione della stessa.

I contesti educativi, sia quello familiare che quello scolastico, possono fare molto da questo punto di vista, insegnando ai bambini un approccio alla rabbia consapevole e regolativo, finalizzato alla costruzione di capacità di autocontrollo e autovalutazione.

La rabbia va dominata, più che espressa, ed è importante apprenderlo sin da bambini.  Agevolando la comprensione di concetti quali empatia, collaborazione, perspective taking, locus of control interno, agency e dominazione degli impulsi, sarà possibile non solo dominare la rabbia e le reazioni ad essa collegate, ma altresì trasformarla in un’occasione di confronto costruttivo finalizzato a modificare posizioni e punti di vista.

NEL CONTESTO SCOLASTICO un’adeguata gestione emotiva servirà inoltre ad evitare le conseguenze direttamente collegate all’agito rabbioso, che spesso sfociano in condotte di sopruso e coercizione- come il bullismo- e che da adulti può rivelarsi fattore predittivo di uno stile relazionale abusante e prevaricatore.

CONOSCERE LA RABBIA

In primo luogo è necessario “conoscere” la rabbia, dare alla stessa una definizione e differenziarla dalle altre emozioni, al fine di riuscire a capire cosa la provoca, perché e quali sono i sintomi fisiologici che ne annunciano il sopraggiungere. Ecco alcuni possibili giochi da organizzare in classe:

  • I ragazzi, tutti disposti in cerchio e con l’ausilio dell’insegnante, possono porsi domande del tipo: “Come sto quando mi arrabbio, perché mi succede, cosa mi fa arrabbiare?”; alle domande seguirà una discussione collettiva in cui trovare occasioni di confronto e risposte “negoziate” in gruppo;
  • Secondariamente si potranno identificare i sintomi fisiologici e neurovegetativi della rabbia, quali accelerazione cardiaca, aumento della temperatura corporea, sudorazione, aumento della pressione sanguigna- e quelli mimico- espressivi, come denti digrignati, sopracciglia aggrottate, labbra strette, occhi sbarrati, tono di voce elevato, stridulo e incalzante; dunque si potrà chiedere ai ragazzi di simulare stati di rabbia, di riconoscere espressioni di rabbia in se stessi o nei propri compagni, o di ricordare l’ultima volta in cui si sono sentiti arrabbiati. Comprendere i sintomi della rabbia da un punto di vista strettamente fisiologico aiuta a riconoscere i sintomi prodromici della stessa, e dunque a modularne l’espressione in una finalità regolativa.
  • Ci si può divertire a simulare la scomparsa della rabbia: ad esempio scriverne il motivo scatenante in un foglietto da bruciare o da fare a pezzi, oppure identificare la rabbia in un palloncino che poi verrà fatto scoppiare o volare via, in un gesto catartico;
  • La rabbia può essere “trasformata” in qualcosa di divertente: ad esempio ci si può disporre in cerchio e fare un girotondo, cantare una canzone, organizzare dei giochi in classe o in palestra: l’esercizio fisico aiuterà i ragazzi a scaricare quell’energia in eccesso che potrà facilmente trasformarsi in rabbia; altrimenti si può utilizzare l’espressione artistica, chiedendo ai ragazzi di trasformare la rabbia in un disegno, in un fumetto, in un colore che sia in grado di traslare sul foglio bianco uno stato di disagio interiore;
  • Con gli allievi delle scuole primarie si può far ricorso alla magia, e dunque attuare piccoli incantesimi in grado di far scomparire letteralmente la rabbia, ad esempio rinchiudendola in un vaso, in una scatola o in una stanza di cui solo loro posseggono la chiave. La capacità immaginativa tipica dei bambini servirà a rendere realistiche le situazioni fantasticate, consolidandone al contempo la valenza educativa.

TROVARE ALTERNATIVE ALLA RABBIA: IL LAVORO CON LA SCUOLA SECONDARIA

Trovare un’alternativa costruttiva alla rabbia, qualcosa che sia in grado di sostituirsi all’agito e tramutarsi in un’occasione di crescita per il Sé, aiuterà a far valere i propri diritti e le proprie posizioni senza nuocere a se stessi o al gruppo.

Per sviluppare competenze di regolazione emotiva i ragazzi devono apprendere ad avere una più profonda conoscenza del Sé, supportata dall’utilizzo consapevole di capacità empatiche e collaborative, nelle quali ognuno proverà a mettersi nei panni dell’altro e a valutare la realtà secondo prospettive diverse dalla propria.

  • In questo senso può essere utile drammatizzare la rabbia, metterla in scena attraversi giochi di ruolo- role playing- in cui ognuno dei partecipanti, a turno, interpreterà ruoli diversi simulando di volta in volta lo stato emotivo del personaggio che è chiamato ad impersonare. Questo aiuterà a costruire una prospettiva di pensiero più ampia e flessibile- la perspective taking– oltre ad evitare reazioni impulsive dettate dal narcisismo e dalla noncuranza verso l’altro.
  • Ai ragazzi può essere inoltre richiesto di risolvere un conflitto in una modalità fondata sull’accordo di tutti, e dar luogo ad un vero e proprio dibattito finalizzato a ragionare sulle soluzioni migliori da attuare.
  • Se fossi al tuo posto: nell’ambito di una discussione di gruppo, ogni ragazzo può indicare quali sono le situazioni che lo fanno o lo hanno fatto arrabbiare, i modi in cui è solito reagire o ha reagito specificamente, e ascoltare i punti di vista e i consigli dei compagni circa il suo comportamento, in una prospettiva di collaborazione e comprensione reciproca.
  • Mettere per iscritto le regole per non arrabbiarsi può servire da promemoria: i ragazzi possono utilizzare un cartellone da appendere in classe per non dimenticare i risultati raggiunti attraverso l’impiego di un compito che li ha visti collaborare, tutti insieme, in vista di un obiettivo comune.

AGIRE E NON ESSERE AGITI: IL DOMINIO ASSERTIVO DELLA RABBIA

La rabbia vuole fare valere un diritto, vuole esprimere una posizione contraria, vuole comunque comunicare un messaggio. Spesso è un’emozione scomoda perché improvvisa, impulsiva e di difficile gestione. Ma può anche mostrarsi un’occasione di costruzione e confronto simmetrico, un’opportunità di crescita. Apprendendo a dominarla siamo in grado di esplicitare tutto questo senza far ricorso alla violenza proditoria che distrugge l’alterità e impedisce il dialogo.

Attività di questo tipo presentano un prezioso valore educativo, in quanto sono finalizzate al raggiungimento delle competenze emotive necessarie alla gestione della rabbia, e dunque all’inserimento, sin da piccoli, in una dimensione di empatia e autocontrollo in cui il rispetto reciproco viene normalizzato e interiorizzato come una componete essenziale della personalità.

BIBLIOGRAFIA:
Buccoliero,  E., MAGGI, M. (2005) Bullismo, Bullismi. Le prepotenze in adolescenza dall’analisi dei casi agli strumenti di intervento, Milano, Franco Angeli;
Portmann, R. (1997) Anche i cattivi giocano. Giochi per gestire l’affettività, La Meridiana, Bari.

 

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