La scuola senza voti

Già ormai in fase di sperimentazione in diversi istituti scolastici la scuola senza voti crea un acceso dibattito tra docenti, pedagogisti ed educatori.
Gli aspetti positivi di questa problematica riguardano la riduzione della competitività tra gli studenti che in questo contesto si sentono meno stressati per raggiungere sempre migliori risultati, inoltre l’identificazione con il voto spesso rappresenta per tanti alunni una “etichetta” di valore che può influenzare l’autostima e mortificare o demotivare l’applicazione e l’impegno verso lo studio. Il voto rappresenta un giudizio tout-court, in esso non sono contemplati gli aspetti importanti relativi al processo di apprendimento, le tappe con le quali rilevare progressi o involuzioni rispetto ai livelli di partenza.
C’è comunque da considerare gli aspetti negativi dell’assenza dei voti perché gli stessi rappresentano pur sempre una scala di misurazione e valutazione oggettiva, comprensibile e rappresentativa delle conoscenze acquisite per i genitori degli studenti.
I voti tuttavia non riescono ad esprimere la valutazione formativa, quella che non è una sommatoria di numeri ma l’interesse, la motivazione, la partecipazione al dialogo educativo nel quale si devono orientare e programmare  gli interventi individualizzati necessari per la crescita integrale della personalità.
Bisogna tener presente che la competizione e il merito sono comunque utili strumenti per emergere dalla mediocrità e omogeneità della cultura di massa, l’appiattimento verso il quale le nuove generazioni si sentono attratte e nel quale ricercano modelli e stereotipi superficiali e privi di valore intrinseco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.