Il ruolo delle emozioni nel processo di apprendimento

Il successo scolastico di uno studente è determinato da molteplici fattori: la capacità di mantenere attenzione, il livello di interesse, la motivazione, un metodo di studio efficace, una competenza emotiva capace di creare armonia tra “mente e cuore”, ovvero fare un uso intelligente dell’emozione.

Oggi le emozioni hanno assunto un ruolo fondamentale in ogni campo delle scienze umane. Ogni relazione umana è fondata sulle emozioni e dalle emozioni regolata. Nel processo di apprendimento, la componente emotiva è stata per molto tempo tralasciata, nel sistema d’istruzione non c’era spazio per la dimensione umana, solamente procedure rigide ed oggettive. Grazie a numerose ricerche condotte, questa prospettiva è stata superata. Per poter essere assimilato, rielaborato, ricordato, ogni apprendimento deve creare un ricordo emotivo.

Vygotskij, psicologo sovietico e successivamente Piaget, pedagogista e psicologo francese, approfondirono l’effetto delle emozioni nell’apprendimento, dimostrando la stretta connessione tra il pensiero e la sfera emotiva. Durante l’apprendimento intervengono elementi legati sia all’azione intellettuale sia all’azione affettiva. Inoltre, nei processi cognitivi legati alla memoria, la forza di un ricordo dipende dalla partecipazione emotiva attivata: più il livello partecipativo risulta elevato, tanto più questa informazione viene catalogata nella mente come importante, dunque ricordata poi con relativa facilità e velocità.

Howard Gardner, psicologo statunitense e padre della teoria delle Intelligenze multiple, ha avvalorato ed arricchito gli studi precedenti, affermando che ogni forma di conoscenza, per essere interiorizzata ed utilizzata, ha bisogno di essere trasportata in un contesto capace di suscitare emozioni. Al contrario, situazioni povere di richiami emozionali risulteranno poco coinvolgenti, non produrranno alcuna rappresentazione mentale e quindi non saranno ricordate.

Daniel Goleman, psicologo e scrittore statunitense, parla di Intelligenza Emotiva, dando finalmente alle emozioni la loro giusta collocazione. L’Intelligenza Emotiva di Goleman si riferisce alla capacità di riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, di motivare se stessi e di gestire positivamente le emozioni personali, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali. Una forma di intelligenza che pone l’accento sulla competenza di armonizzare pensiero e sentimento, parola e vissuti emotivi, dimensione mentale e dimensione affettiva. Lo psicologo suggerisce di potenziare l’intelligenza emotiva già dai primissimi anni di scuola, attraverso modalità didattiche che prepareranno i bambini ad affrontare con concretezza la complessità umana dell’esistenza; aiutarli a gestire le emozioni, anche quelle negative (come la rabbia) attraverso strumenti concreti, isolando quella determinata emozione per poi affrontarla in un secondo momento li aiuterà a comprenderla e poi a dominarla.

Docente, gruppo classe ed apprendimento.

Successive ricerche sulla relazione tra apprendimento ed emozioni hanno riconosciuto sempre più il valore di queste ultime in tutto il sistema educativo e didattico, che diviene così formazione umana. Per un docente, imparare a riconoscere e gestire la sfera emotiva della classe significa sviluppare la capacità di muoversi entro confini non quantificabili, riportando l’apprendimento alla funzione di esperienza formativa. L’elemento essenziale per mettere ogni studente nella condizione migliore per apprendere ed imparare è costruire un ambiente basato su un clima emotivo positivo ed aperto al dialogo, sviluppando un senso d’identità sia individuale che collettivo e mantenendo viva la curiosità e il desiderio di mettersi in gioco, anche al di fuori del contesto scolastico.

I bambini e i ragazzi di oggi, vivono in una società sommersa da informazioni, ipertecnologica, estremamente veloce, complessa e mutevole. Impegnati non solo a scuola, ma in molte altre attività extra, tendono ad imparare in modo meccanico, poiché percepiscono di avere poco tempo a disposizione. Tutto questo richiede un notevole sforzo mentale e a lungo andare può generarsi frustrazione; l’accumulazione di conoscenze non aiuta a preparare la mente degli studenti, tanto più in un’epoca come la nostra, incerta e dove molti concetti risultano superati e quindi obsoleti.

Un docente attento può aiutarli valorizzando il loro ruolo di soggetti pensanti, utilizzando un linguaggio cooperativo, costruttivo e connesso alla realtà odierna, dialogando in modo empatico e riportando il voto alla sua originaria funzione di misura e non di giudizio (come spesso viene percepito dagli alunni nel complesso sistema scolastico), oltre ad un atteggiamento di fiducia e serenità.

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