Luci ed ombre della comunicazione virtuale

La comunicazione viene considerata come uno dei fondamentali strumenti di interazione, grazie alla quale è possibile trasmettere un messaggio dotato di significato, in un contesto specifico, mediante un codice linguistico di cui i soggetti coinvolti sono a conoscenza.

Il principale e più diffuso mezzo di comunicazione è quello svolto tramite il codice linguistico tra soggetti interagenti nel medesimo contesto: in poche parole, la comunicazione frontale.

Comunicare con una modalità frontale comporta innegabili vantaggi, tra i quali la possibilità di ottenere un feedback immediato da parte dell’interlocutore, anche grazie alla reazione non verbale conseguente al messaggio stesso, di personalizzare il messaggio con strumenti paraverbali quali il tono, il ritmo, la cadenza della voce e di veicolare segnali attraverso l’utilizzo di canali sensoriali multipli, oltre a quello vocale (prossemica e aptica ne costituiscono un’esemplificazione valida).

Ma nella comunicazione frontale risultano privilegiati anche le dimensioni di metacomunicazione ed empatia, aspetti in grado di rendere la trasmissione del messaggio più efficace ed autentica. Comunicare con un interlocutore di fronte a noi sembra dunque la forma di comunicazione per eccellenza, oltre che quella più diffusa.

Eppure, negli ultimi anni, grazie soprattutto alla diffusione di mezzi di comunicazione di massa, quali telefono, televisione e soprattutto internet, la comunicazione frontale è stata affiancata, e in qualche caso sostituita- per non dire soppiantata- da ulteriori modalità di trasmissione informativa. I valori di globalizzazione e celerità sono andati imponendosi gradatamente nei rapporti umani, cadenzandone la frequenza, le caratteristiche e le intenzioni, anche e soprattutto comunicative. Tradotto in un risultato sociale, questo fenomeno ha portato alla creazione di relazioni interpersonali generate in toto dai mezzi di comunicazione di massa, e dunque rapporti nati, cresciuti e perpetrati sulla rete; legami condotti con l’ausilio indispensabile di un’interfaccia virtuale che, pur ponendo al posto dell’interlocutore soltanto uno schermo, offre al contempo la possibilità, e ancor più la convinzione, di poter entrare in contatto con il mondo intero.

Parlando ad esempio della comunicazione virtuale, oggi universalmente estesa, possiamo provare ad elencarne le caratteristiche e dunque le principali differenza con la comunicazione ordinaria.

Comunicare attraverso internet

In Internet perlopiù la comunicazione è scritta, ad una via e asincrona, in quanto si svolge in una tempistica differente e spesso differita tra i soggetti che ne sono coinvolti; sono inoltre assenti gli indicatori cinetici paralinguistici tipici della comunicazione frontale, e questo rende piuttosto difficoltosa non soltanto la possibilità di recepire la reazione inconscia dell’interlocutore circa il messaggio, ma anche quella del mittente, con la conseguenza che viene mortificato l’aspetto meta cognitivo del messaggio.

Sembrerebbe dunque una comunicazione carente e meno piacevole rispetto a quella ordinaria, ma allora perché sempre più persone la preferiscono ai canali verbali fino al punto di considerarlo l’unico mezzo di comunicazione, o certo quello d’elezione?

Ad onor del vero, esistono dei vantaggi innegabili nella comunicazione virtuale, ove con questo termine si intende la modalità si scambio e invio di messaggi tramite mezzi di comunicazione di massa come quelli su rete… in poche parole, il computer.

  • In primo luogo la comunicazione svolta su internet consente di abbattere i confini spazio- temporali che caratterizzano, e in un certo modo limitano, la comunicazione frontale. Accedendo alla risorsa informatica il mittente ha la consapevolezza di potersi rivolgere ad un ampio numero di destinatari, in qualsiasi momento della giornata, da qualsiasi luogo si trovi, con la certezza di trovare sempre qualcuno che, in un modo o nell’altro, sarà in grado di ascoltarlo e fornirgli un feedback, per quanto differito; diviene importante la quantità più che la qualità degli interlocutori, e certo lo strumento informativo concede, da questo punto di vista, un bacino di utenza comunicativa ampiamente esteso.
  • Grazie alla comunicazione on line è inoltre possibile sentirsi parte di una comunità più ampia, sperimentare un senso di appartenenza globale, e anche la scelta degli argomenti è più vasta e variegata: si può parlare dei più svariati argomenti, confrontandosi, discutendo, scambiando punti di vista ed esperienze;
  • La comunicazione virtuale è veloce, immediata, meno impegnativa, adatta ad una società in cui l’ottimizzazione del tempo e dello spazio è divenuta una necessità che spinge ad essere impegnati in più attività simultaneamente; in poche parole, ad essere multitasking;
  • Comunicare on line comporta inoltre numerosi vantaggi per colui che desiderano attribuire al Sé doti che non gli appartengono, millantando caratteristiche accentuate, enfatizzate o poco corrispondenti alla realtà oggettiva. In particolare la comunicazione informatizzata costituisce una sorta di rifugio per quanti manifestano una personalità evitante e insicura, o comunque vogliono attribuirsi qualità superiori a quelle che possiedono. Il mittente dunque tende a fare un’autopresentazione selettiva per piacere di più al destinatario e a se stesso, in modo da comunicare un’ immagine costruita selezionando sapientemente gli aspetti del Sé che intende enfatizzare e quelli che desidera omettere.
  • La comunicazione virtuale consente inoltre possibilità di distrazione, di divertimento, di conoscenza ottenuti tramite lo scambio e l’acquisizione di informazioni; consente di combattere la noia, l’avvilimento, la rabbia, ma anche di mettersi in mostra, di stringere nuove amicizie, di evadere dalla propria realtà costruendone una alternativa, o comunque conformata su desideri e aspettative personali.

Ma tutto questo è davvero così positivo? O perlomeno lo è sempre? E a quali condizioni?

I lati oscuri della comunicazione on line

Esistono alcune zone d’ombra, al di là di questi indubbi vantaggi, e certo oggi possiamo ammettere senza riserve che la comunicazione virtuale, specie quelle informatizzata, possa costituire un’arma a doppio taglio. I suoi punti di forza possono tramutarsi in punti critici, capaci di creare disagi e patologie, proprio per l’uso che molto spesso ne viene fatto: inconsapevole, indiscriminato, narcisistico e non empatico. I ragazzi di oggi sono relazionati al computer in una modalità quasi simbiotica, tanto da non poter concepire un’esistenza che ne sia priva. Quelli che oggi vengono chiamati bambini digitali, rischiano di sviluppare una serie di disagi collegati proprio all’uso-abuso che fanno della comunicazione virtuale, nella quale rischiano di incarnare al contempo il ruolo di vittime e carnefici.

Comunicando esclusivamente on line le relazioni vengono diluite, si perde il concetto del Sé e del Sé con l’altro, si mortificano la capacità di relazionarsi socialmente e di sintonizzarsi empaticamente con l’interlocutore. E per quanto il concetto di rifugiarsi nella dimensione virtuale possa costituire una sorta di sollievo dagli impegni e dagli stress quotidiani, o una modalità di esprimere sentimenti e acting-out altrimenti impraticabili, schermarsi al di là della dimensione informatica può comportare una sorta di dissociazione dalla realtà, di dispercezione spazio-temporale in grado di condurre a sensazioni di depersonalizzazione, di alienazione dal mondo concreto, di isolamento cognitivo ed emozionale.

Oggi si è arrivati a parlare di solipsismo telematico proprio in riferimento allo stato di solitudine provocato da un eccessiva permanenza al di là dello schermo, al fine di costruire una realtà che, per quanto all’inizio più allettante, almeno sotto certi aspetti, corre il rischio di venire falsata e compromessa. I confini tra il vero e il falso divengono sottili e perdono di consistenza, fino a creare dimensioni parallele a quelle reali dalle quali il soggetto non è più capace di distaccarsi, e che non può nemmeno discriminare consapevolmente.

Inoltre, se da una parte lo schermo può far sentire sicuri di potersi esprimere con un più ampio di numero di persone, si rileva che, stringere amicizie esclusivamente o per la maggior parte tramite la rete, va a mortificare la nascita e la coltivazione dei rapporti umani, aumentandone la quantità a scapito della qualità e dell’autenticità. Si crea il paradosso in base al quale, per stringere un maggior numero di relazioni, si limita la possibilità di creare legami solidi e autentici. Per conoscere gente si sfugge la gente. Il controsenso è innegabile, con la conseguenza che i rapporti diventano liquidi, artefatti, contaminati da una asimmetricità di spazi e tempi che nega valore alle conversazioni, agli scambi comunicativi, ai significati emozionali e metacognitivi dei messaggi.

Identificando la rete come un immenso bacino di informazioni, è inoltre possibile doversi fronteggiare con un sovraccarico cognitivo, traducibile nella percezione di un grande quantitativo di dati in una modalità simultanea e non rielaborativa che, rimbalzando da un sito all’altro, rischia di divenire soltanto un mero rumore informativo senza nessuna valenza mnestica, cognitiva e interpretativa.

E poi……i rischi della rete

I nativi digitali, dato il vasto e incontrollabile numero di utenti che popolano la rete, possono inoltre stringere relazioni inautentiche, a volte persino rischiose, con soggetti che, approfittando dell’anonimato dello schermo, creano identità manipolate in grado di manipolarli, confonderli, ingannarli: il tutto con finalità ben poco lodevoli, nella maggior parte dei casi.

Non si può inoltre omettere un riferimento a quello che appare, oggi, come uno dei rischi maggiori connessi all’utilizzo di internet. Stiamo parlando dell’attuazione, tramite la rete, di condotte persecutorie quali quelle tipiche del cyber bullismo. Un’autentica violenza commessa ai danni di un soggetto, un atteggiamento prevaricante, molesto e predatorio avente tutte le caratteristiche del più tipico bullismo, ma potenziato nella lesività delle conseguenze proprio a ragione della natura del mezzo con cui viene commesso: la rete informatica. E dunque ecco come tutte le peculiarità della rete che abbiamo analizzato risultino, in questo caso, un incoraggiamento alla condotta bullizzante: il grande bacino di utenza, collegato ovunque e in qualsiasi momento, consente di avere un pubblico vasto e incontrollabile a quanto viene esposto su internet, rendendo il danno ancor più eclatante e irreversibile per la vittima; l’anonimato dello schermo concede al contempo una certa sicurezza al cyberbullo, che può operare in tutta tranquillità sapendo di non venir identificato direttamente; i riscontri postivi della rete, e dunque degli utenti, costituiranno un rinforzo positivo per il suo comportamento persecutorio, spingendolo a perpetrarlo e a potenziarlo nell’intensità e nella frequenza.

Per una generazione in cui il “mi piace” costituisce una tra le maggiori ambizioni da raggiungere, e il numero di interazioni telematiche è diventato un vero e proprio mezzo di affermazione e realizzazione del Sé, non stupisce che, a tutela di tali obiettivi, non si esiti anche ad attuare comportamenti illeciti e lesivi dell’altro.

Con questo non si intenda che il deficit di empatia e di mentalizzazione tipico di certi soggetti venga generato dalla dimensione informatica, in quanto possiamo ritenerlo preesistente; ma possiamo altresì ipotizzare che un utilizzo indiscriminato e irresponsabile di internet non contribuisca certo a limitarne l’estensione, né a potenziare la volontà di relazionarsi all’altro con autenticità e rispetto.

In conclusione…

Il mezzo di comunicazione informatico si presenta positivo per molti aspetti, ma può diventare al contempo uno strumento lesivo del Sé e dell’altro, ove non lo si utilizzi nelle modalità opportune.

Il fenomeno non va sottovalutato, né evitato. E se non lo si vuole affrontare con una demonizzazione della rete e del suo utilizzo, atteggiamento che sarebbe a sua volta errato, val la pena provare a fronteggiarlo con un’adeguata educazione informatica, che sia in grado di sviluppare intenti consapevoli, , ma anche di potenziare l’utilizzo di un dialogo sereno e costante con l’interlocutore, di promuovere un’alfabetizzazione emotiva sin dall’età prescolare.

L’aspetto che sembra fondamentale, al fine di evitare certi atteggiamenti irresponsabili su rete, è infatti quello di sviluppare aspetti come l’empatia, la perspective taking, la percezione dello stato d’animo e dell’intenzione altrui, il role talking, al fine di utilizzare gli innegabili aspetti positivi della rete con finalità che siano a loro volta positive e rispettose del Sé e della collettività. La scuola come agente socializzatore e la famiglia come agente educativo e di accudimento, possono fare molto in questo senso.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Mendico, S., Ramaglia, Mariapaola (2014), Manuale di counseling socio educativo: percorsi integrati e strategie comunicative, UniversItalia, Roma.

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